Non sarebbe stata una tragica fatalità, ma la conseguenza di “condotte negligenti”. Con queste motivazioni il pubblico ministero ha chiesto quattro condanne per la morte del bambino del bambino di origine indiana che il 19 giorno del 2020 era morto annegato nella piscina di via Rodi, a Brescia.
Il piccolo, sfuggito al controllo dei genitori, era finito nella piscina con l’acqua alta, rimanendo sotto per uno o due minuti prima che i bagnini lo tirassero fuori. I tentativi di rianimarlo, anche con il supporto di un defibrillatore, si erano rivelati inutili.
Il pm, contestando a tutti l’accusa di omicidio colposo, ha chiesto la condanna a sei mesi per i genitori del bambino e per uno dei bagnini presenti (le posizioni di altri due erano già state archiviate), mentre per il responsabile degli assistenti-bagnanti ha avanzato la richiesta di nove. Stando all’accusa, infatti, quel giorno, a fronte, di 250 persone presenti, sarebbero serviti cinque bagnini invece dei tre operativi.
Il processo è stato aggiornato per il 22 aprile, quando dovrebbe arrivare anche la sentenza.