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Che sia un Natale di rinascita, anche per il sistema sanitario | di Ottavio Di Stefano

di Ottavio Di Stefano* – 25 dicembre il giorno in cui è nato Gesù. Secondo gli storici forse è nato prima. Eppure, da laico, ho caro, molto caro questo giorno. Sono cresciuto, siamo cresciuti credendo in quel ritrovarsi insieme, intorno ad una tavola imbandita di buone cose.

Ma è una tavola ingiusta questa del 25 dicembre 2023, e si rischia facilmente la retorica ipocrita parlando delle guerre mentre ci predisponiamo ai brindisi e ad aprire il panettone magari griffato.

Il Natale arriva comunque, nonostante tutto. Ed è giusto che sia una festa, ma rimane dentro una sorta di sensazione, che non saprei bene come definire, delusione, tristezza o semplicemente il venir meno di quella fiducia nel futuro su cui le nostre ultime generazioni hanno fondato il proprio impegno civile e professionale.

Le tragedie immani che il mondo sta vivendo, dal clima, all’ambiente, alla situazione geopolitica della “terza guerra mondiale a pezzi” alimentano il disagio profondo del nostro tempo.

Parlare delle difficoltà e denunciare la possibilità concreta, ed a breve, della fine del nostro Servizio Sanitario Nazionale, in cui tanti di noi hanno creduto e credono da quel 23 dicembre di 45 anni fa, quando fu promulgata la legge 833, non è sproporzionato e non è rifugiarsi solo nel nostro “particulare”.

Oggi è indispensabile una riforma di sistema. Vorremmo vedere intorno ad un tavolo istituzionale esperti medici e non che discutono, progettano, propongono. Ma non si vede alcun afflato in tal senso.  E la tristezza si acuisce.

Nel 1944 la signora Mayer, tecnica tedesca del laboratorio chimico annesso ad Auschwitz, dove lavorava Primo Levi da recluso, chiese allo stesso il favore di ripararle la bicicletta. Persino una relazione come questa fra “gente libera” e internati era vietata, ma lo scrittore eseguì la riparazione ed ottenne come ricompensa alcune zollette di zucchero e un uovo sodo, accompagnate da queste parole sussurrate “Presto viene natale”. Lo scrittore rimase colpito da quella frase, per di più rivolta ad un ebreo. Parole che “certamente intendevano significare altro, quello che nessun tedesco avrebbe osato formulare in chiaro” (L’ultimo Natale di guerra – Einaudi).

La forza del Natale. Speriamo. Auguri.

* Presidente Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Brescia


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Redazione BsNews.it

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