▼ Depuratore del Garda, il “giallo” delle firme: i cinquestelle si rivolgono alla magistratura
Il caso del Depuratore del Garda – che dovrebbe sorgere tra Gavardo e Montichiari – torna al centro delle cronache bresciane. Non soltanto ambientali e politiche. Nelle scorse ore, infatti, il consigliere regionale lombardo Paola Pollini e il coordinatore bresciano dei M5S Ferdinando Alberti hanno annunciato di aver presentato un esposto alla magistratura per falso in atto pubblico.
I due hanno puntato il dito in particolare contro il “Documento unitario dei sindaci gardesani” diffuso dalla Comunità del Garda a maggio, sottolineando di aver chiesto alla presidente Mariastella Gelmini copia del testo con le firme dei sindaci, l’atto di convocazione dell’assemblea e il verbale di votazione. “Non ricevendo alcuna risposta – hanno precisato – abbiamo richiesto i documenti ai diciassette sindaci bresciani ‘firmatari’ del documento”. E l’esito della verifica sarebbe stato sorprendente: dei due primi cittadini che hanno risposto, infatti, uno ha inoltrato un documento senza le firme dei sindaci e l’altro – secondo quanto riferito dai due pentastellati – avrebbe addirittura riferito di “non avere votato e di non essere stato convocato a nessuna assemblea avente ad oggetto la votazione del documento in questione”.
Da qui la richiesta ai giudici di fare chiarezza, perché la Comunità guidata dall’ex ministra Gelmini è un ente pubblico con precisi obblighi di pubblicità e trasparenza. Pollini e Alberti, inoltre, hanno parlato di “palese conflitto di interessi” di Gelmini “da quando, nella primavera del 2021, nella duplice veste di ministra del Governo Draghi e presidente della Comunità del Garda, presentava una lettera al collega ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, al fine di ottenere il commissariamento della Provincia di Brescia proprio sul progetto dei nuovi depuratori del Garda”.