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Animali avvelenati in aree pubbliche: che fare? | ANIMALI & ANIMALI /96

di Sara Ferrari | – Purtroppo non è raro avere notizia di animali avvelenati in comuni posti che magari quotidianamente si frequentano.

L’uso del veleno è una pratica non solo illegale, ma subdola e pericolosa. I bocconi avvelenati sono tra le più serie minacce per la conservazione della fauna in genere. Non sono colpiti solo i malcapitati che mangiano il boccone mortale, ma anche tutti quelli che si alimentano di carcasse e vengono a loro volta avvelenati dai resti degli animali uccisi. E’ dunque un problema che purtroppo abbraccia davvero molti animali. Il veleno viene sparso sotto forma di bocconi di carne o altri alimenti appetibili, o inserito all’interno di carcasse di animali abbandonate sul terreno. Molte sono le sostanze tossiche utilizzate per confezionare questi bocconi, alcune reperibili in commercio e altre clandestinamente. Fra le varie tipologie di esche in cui possiamo imbatterci non bisogna sottovalutare quelle che contengono chiodi o schegge di vetro.

La crudeltà ha pochi limiti.

I destinatari di queste azioni possono essere animali selvatici ma anche animali domestici. Non è raro infatti avere notizie in merito dalla cronaca locale bresciana o dalle pagine social dei canili di Brescia, che in genere appena hanno notizia divulgano l’informazione sulla zona incriminata.

In caso di presunto avvelenamento è essenziale portare l’animale prontamente dal proprio veterinario che a seguito di accertamenti predisporrà le procedure per le segnalazioni alle autorità competenti.

Nel caso in cui invece ci si imbattesse in possibili esche avvelenate è necessario contattare chi ne è responsabile, a seconda della zona. In ambito urbano la Polizia Locale provvederà ad informare il Sindaco per predisporre la chiusura e bonifica dell’area. Nel caso in cui le esche si trovino invece in un contesto rurale è possibile contattare la Polizia Provinciale al numero 030.3748.011 o il 112 per informare i Carabinieri forestali.

Le unità cinofile antiveleno rappresentano uno degli strumenti per il contrasto di questo genere di reati di avvelenamento in particolare a tutela della fauna selvatica. Nell’ambito del progetto europeo LIFE WOLFALPS “Azioni coordinate per migliorare la coesistenza lupo-uomo nell’area  alpina”, è stata prevista una specifica azione per la costituzione di una nuova Unità Cinofila Antiveleno per la Regione Lombardia, ad integrazione e supporto delle Unità cinofile antiveleno del Corpo dei Carabinieri Forestali operanti nel territorio lombardo. Questa Unità è stata costituita e formata per la presenza dell’accordo di collaborazione tra Regione Lombardia e la Provincia di Brescia.

I casi che si sono verificati in passato testimoniano che per quanto riguarda il ritrovamento delle esche le aree maggiormente a rischio sono le immediate vicinanze delle aziende faunistiche a protezione della fauna ma anche i pressi delle zone di caccia dove gli avvelenatori hanno l’interesse a sterminare qualsiasi predatore che possa interferire con l’attività venatoria. E nel concetto di predatore sono compresi anche gli animali domestici che, magari, stanno passeggiando per il loro “sgranchimento” quotidiano.

Se possibile meglio non gironzolare con il cane in queste zone o valutare di fargli indossare una museruola a gabbia, a cui deve essere ovviamente abituato in maniera graduale e indossata solo se la tollera.

Nel caso in cui il nostro animale incontri e mangi esche di questo tipo cosa fare?

I casi di avvelenamento devono essere documentati e denunciati perché la legge è un importantissimo strumento per sconfiggere il fenomeno.

La denuncia può e deve essere presentata anche qualora non si verifichi la morte e deve contenere le prove che l’animale sia stato avvelenato (portando tutti i referti veterinari).

In caso di decesso dell’animale, sia domestico, randagio o selvatico, il medico veterinario deve inviare le spoglie e ogni campione utile all’identificazione del veleno o della sostanza che ha provocato la morte, all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia, accompagnato da referto al fine di indirizzare la analisi che verranno eseguite.

Per la denuncia ci si può rivolgere a qualsiasi organo di polizia giudiziaria (Polizia Municipale, Carabinieri, Polizia di Stato, Corpi Forestali Regionali), presentandosi di persona o depositarla (anche contro ignoti) in forma scritta.

Anche nel caso particolare di minaccia di avvelenamento ci sono i termini per una denuncia come stabilisce l’art 544 bis c.p. e il Testo Unico delle Leggi Sanitarie relative alla distribuzione di sostanze velenose.

In genere sull’argomento alcuni veterinari della città in collaborazione con i canili tengono incontri informativi. Una sorta di decalogo sulle azioni da attuare. Sono momenti gratuiti solitamente e pubblicizzati sulle pagine delle stesse associazioni.

L’attenzione è la regola numero uno.

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CHI SONO?

Sara Ferrari… Laurea presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Brescia come educatore e specializzazione in colloqui clinici ed attività consultoriali presso l’Università Cattolica passando per il corso di perfezionamento in Psicologia Clinica perinatale. La formazione professionale improntata agli studi psico-socio-educativi è stata applicata lavorando in servizi formativi ed educativi, in particolare in centri rivolti a minori per prevenzione del disagio ed alle famiglie per interventi di riduzione dell’abbandono scolastico. Parlo di animali con gli animali. Sono preda di amore folle per forme canine e gattose. Mi propongo di contribuire ad aiutare vite pure che spesso hanno zampe o ali.

PER SEGNALAZIONI, PROPOSTE E SUGGERIMENTI SCRIVETE A: Sara.ferrari757@gmail.com

Ultimo aggiornamento il 9 Maggio 2024 08:35


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Published by
Redazione BsNews.it
Tags: canigatti

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