Omicidio e lesioni colposi. E’ questa l’ipotesi di reato su cui la Procura di Brescia ha aperto un fascicolo (contro ignoti) dopo la tragica morte di Gianfranco Corso, l’operaio morto cadendo in un pozzo durante alcuni lavori al santuario di San Polo di Lonato.
Corso era originario di Medole, ma una quindicina di anni fa si era trasferito a Medole con la moglie. Dipendente della ditta Nodari di Carpenedolo, lascia la compagna e due figli, di cui uno minorenne. Una tragedia che fa piangere molti, arrivata a cinque giorni dal tragico incidente.
Stando a quanto si apprende – ma la dinamica andrà chiarita da chi di dovere – lo scorso 30 giugno Corso era caduto in un pozzo profondo 8-9 metri, riportando fratture alle gambe e battendo la testa. Ma un ruolo decisivo nel decesso potrebbero averlo avuto i gas tossici che ha respirato in profondità. La Procura è al lavoro per capire la provenienza del gas e le eventuali responsabilità della tragedia.
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