La Polizia di Brescia ha sgominato una presunta organizzazione criminale che si occupava di fornire aiuti illeciti a persone che erano alle prese all’esame con la patente.
Stando a quanto si apprende, il gruppo forniva agli aspiranti patentati – che in alcuni casi non avevano nemmeno un’adeguata comprensione della lingua italiana – microtelefoni e altre strumentazioni elettroniche da nascondere nei vestiti: strumenti attraverso cui chi pagava (dai 3mila euro per la patente dell’auto, la B, dai 5mila ai 10mila per quella del camion) riceveva suggerimenti da remoto in modo da poter rispondere in maniera corretta ai quiz dell’esame.
Il sodalizio operava tra le province di Brescia, Verona e Mantova, ma i candidati arrivavano da tutto il Nord Italia. Le persone arrestate sono quattro: tre si trovano ora in carcere, l’altra ai domiciliari.
L’operazione è la diretta conseguenza di quelle effettuate negli ultimi anni e si somma alle indagini ancora in corso sulle numerose patenti false individuate anche in tempi recenti nella leonessa (da segnalare soprattutto il caso di Bagnolo Mella). A gennaio – solo per fare qualche esempio – un 36enne ghanese era stato scoperto con l’auricolare all’esame ed era finito in ospedale nel tentativo di occultarlo. Mentre a dicembre altri due stranieri erano stati beccati con cellulari e altre apparecchiature nascosti nei vestiti.
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