La strage di pesci avvenuta nella roggia Castrina di Chiari lo scorso 20 marzo, non è da attribuire ad alcun tipo di avvelenamento ma solo a un fisiologico residuo della cattura di salvataggio.
La manutenzione annuale della roggia, infatti, prevede lo svuotamento dei vari vasi a rotazione e che richiedono il recupero dei pesci in vasche ossigenate per poi essere traferiti in altre sorgenti idriche.
Proprio durante questa attività, però, può capitare che in alcuni punti i pesci non riescano ad essere prelevati perché il livello dell’acqua è troppo basso o per la presenza di conche in cui le reti non riescono a pescare. Ogni operazione è segnalata alla polizia Ittico-venatoria provinciale.
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