“Se torno in Pakistan fanno fuori anche me”. A dirlo è stato oggi uno dei testimoni del processo che vede imputati – pur assenti in aula perché assolti da un tribunale pakistano per mancanza di prove – il padre e il fratello di Sana Cheema, la 25enne pakistana che sarebbe stata uccisa per il rifiuto di sposare l’uomo che i familiari volevano imporle.
Il testimone – di fronte alla Corte d’Assise di Brescia – ha riferito che la giovane sapeva di dover andare in Pakistan (ma non per il matrimonio) e ha precisato che la 25enne gli aveva riferito di essere stata già picchiata dal padre in precedenza.
Quindi il giovane ha sottolineato come la famiglia di Sana sia “molto potente” in patria e chiesto di non comparire sui media con il nome o con immagini per timore di ritorsioni.
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