✴️ Brescia dalla manifattura al turismo? Io sono perplesso | di Elio Marniga*
di Elio Marniga* – Sì, il tanto atteso “effetto wow” c’è stato. Le tre giornate che hanno fatto salpare BG/BS capitale della cultura 2023 sono state veramente interessanti e molto partecipate; ora vediamo come veleggiano le prossime 362 che noi cittadini dovremo seguire con attenzione e buona disposizione per accettare anche eventuali piccole sbandate.
Tutto bene, dunque. Per una mia totale soddisfazione, solo mia di certo, mi sarebbe utile un chiarimento su una affermazione fatta dal Sindaco ad una tv privata locale nel commentare il successo della cerimonia svoltasi alla presenza del Presidente della Repubblica. Ad una domanda del giornalista sul futuro della nostra città il Sindaco ha precisato: “da città manifatturiera a città turistica e dei servizi”. E qui a me son corsi brividi lungo la schiena. Perché se quelle parole sono un auspicio e un desiderio personale di Del Bono tutto va bene; se invece sono la sintesi politica del programma che intende perseguire la futura Amministrazione Comunale presieduta dalla candidata di centrosinistra, scelta e non solo propiziata dallo stesso Del Bono, un poco più che perplesso io, candidato elettore di centrosinistra, lo sono.
Lo sono perché, vecchio di vecchie prassi, penso che una simile forte trasformazione debba, anzi tutto, essere richiesta dalla città stessa la quale si esprime, ancor prima che attraverso le tante sue articolazioni organizzate, attraverso la sua prassi quotidiana. E’ un corpo vivo la città e il buon politico sa tastarne polso e fronte. E forse Del Bono ha tastato, quindi dovrei ritrarmi; ma sono cocciuto e vecchio e guardo alle esperienze che mi dicono che l’arte che, se ho ben inteso, dovrebbe essere il traino della trasformazione, raggiunge il suo apice là dove l’economia reale prospera.
Facile il ricordo di Atene di Pericle, di Fidia e della loro Acropoli e della flotta commerciale che attraccava in tutti i porti di quell’antico mondo. E mi rammento di Firenze senza storia antica, senza neppure Etruschi tanto che ci stupisce pensare che lì vi nacquero Dante e la nostra lingua ma che dovette vedere la sconfitta dell’economia dei feudatari, casa a torre per la difesa e campagna al loro servizio, e l’arrivo della borghesia fatta da artigiani e bottegai ai quali si aggiunsero ben presto i bottegai dei soldi, i banchieri. E con la borghesia arrivò la ricchezza e con essa la voglia di bellezza; bellezza da guardare, bellezza da mostrare per vantare la propria. E la Chiesa onnipotente che necessita di bellezza per mostrare verità e gloria, quelle eterne e pure quelle terrene. E venne il Rinascimento in tutta quella parte del nostro mondo dove l’economia fu in alta espansione: un tour dell’Europa rinascimentale è tale da far girare la testa al turista fortunato.
Ma arriva il 1492 e le città italiane sono costrette nel Mediterraneo mentre il resto dell’Europa affronta con baldanza l’Oceano e va verso l’Occidente, dove ha sede il futuro. Alla fine del Cinquecento Firenze è fuori dal giro della politica europea; l’economia fiorentina balbetta, incespica; ritorna l’agricoltura; la cultura cosmopolita dei rapporti e scambi langue e l’arte langue. E langue Firenze e non bastano i Lorena e la loro economia casalinga, basata sull’agricoltura, che non mette in comunicazione con la grande cultura continentale; l’arte non si rinnova e non attira: Goethe si fermerà a Firenze solo tre ore, tanto per dare un’occhiata a Santa Maria del Fiore; ad Heine, che soggiorna a Lucca, non viene neppure in mente di visitare la culla del Rinascimento. Dove l’economia stagna, la bellezza langue. E l’industria del turismo vuole l’esaltazione della bellezza come suo volano.
E Brescia? Brescia che pur ha più storia di Firenze? Dimentica di essere sempre stata una città di manifatture, che non sono sempre state solo di ferrarezze? Avrei altro su cui ragionare ma mi son lasciato già troppo prender mano e cuore; esprimo solo il desiderio che la città, ma soprattutto il partito che vorrei votare, il PD, ne discuta a fondo, prima di decidere, prima del voto.
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