Brescia, il grido d’allarme degli agricoltori in piazza
La zootecnia bresciana racconta una tradizione fatta di formaggi e salumi tipici (e in alcuni casi anche delle DOP riconosciute in tutto il mondo) che non ha eguali per caratteristiche, innovazione e sostenibilità. Oggi tutto questo è messo a dura prova da una situazione di grande difficoltà per le imprese agricole, a causa dell’aumento esponenziale dei costi di materie prima ed energia, ma non solo: “Occorre intervenire con decisione – sottolinea il presidente di Coldiretti Brescia Valter Giacomelli – per impedire le irregolarità e le pratiche che sottopagano i prodotto agricoli agli allevatori e spingono le imprese alla chiusura, in un momento in cui invece è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza pandemia che ostacola gli scambi e favorisce speculazioni”.
In particolare – precisa Coldiretti Brescia – il latte rappresenta un settore pesantemente segnato dall’aumento dei costi di produzione e dalle speculazioni lungo la filiera. Oggi, produrre mediamente un litro di latte, secondo l’analisi sui costi di produzione del latte effettuata dall’Ismea, costa 46 centesimi. La provincia di Brescia – continua Coldiretti provinciale – è al primo posto a livello nazionale con il 12% di latte munto, oltre 1.600 aziende da latte e numerose DOP tra cui Grana Padano, Silter, Nostrano Val Trompia, Taleggio, Provolone e altri ancora, che la portano al sesto posto a livello nazionale secondo il “Rapporto Ismea-Qualivita 2021 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole DOP IGP STG”. “Siamo qui per far sentire la nostra voce in un momento di grande difficoltà – interviene Sonia Moletta imprenditrice zootecnica di Rudiano – facciamo il possibile per resistere ma è assolutamente necessario trovare soluzioni per continuare e portare avanti un lavoro che amiamo moltissimo”.
Anche il settore suinicolo si trova in difficoltà ma, attraverso le eccellenze agroalimentari che lo caratterizzano, dai prodotti Dop come il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele, agli altri salumi del territorio, e i numeri che rappresenta – 1.300.000 animali da macello/anno e 74.000 scrofe da riproduzione – ha voglia di ripartire: “In meno di un mese, da quando è scoppiata la questione della peste suina africana si sono persi 20 centesimi al Kg, in un contesto nel quale già si coprivano a fatica i costi di produzione – interviene Claudio Cestana vice presidente di Coldiretti Brescia, suinicoltore di Manerbio (BS) e coordinatore della consulta suinicola provinciale – preoccupano soprattutto le scrofaie, dove nascono i suinetti italiani che sono la base imprescindibile per tutte le Dop. E da qui dobbiamo ripartire attraverso la valorizzazione dei prodotti noti, apprezzati e invidiati in tutto il mondo che vanno sostenuti e rilanciati”.
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