Per chi suona(va) la campanella? La scuola in tempi di psico-pandemia | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA
di Doriana Galdrisi* – Chiedersi, oggi, dopo due anni di pandemia, per chi suona la campanella, non è affatto una domanda banale. In effetti la scuola come la si conosceva prima dell’epoca Covid, quella scuola che era fatta di aule, banchi, corridoi, matite, penne, cartelle, compagni con chi dividere la merendina, ecco quella scuola in parte non esiste più. La scuola oggi è cambiata, sta ancora cambiando, nei suoi spazi, nei suoi tempi, nelle sue modalità didattiche, poiché è diventata un misto tra didattica ancora in classe alternata a didattica a distanza, la cosiddetta Dad, che ha introdotto un uso massiccio delle tecnologie.
La Dad all’inizio ha preso alla sprovvista e ha seriamente messo in difficoltà tutti: docenti non formati all’uso di certi strumenti, alunni non capaci a modulare la propria capacità di attenzione dalla lavagna allo schermo del proprio pc, dirigenti in difficoltà ad organizzare spazi, temi, personale, famiglie spesso sprovviste di attrezzature sufficienti o di spazi fisici per una lezione in tranquillità e concentrazione.
Si tratta di uno scenario complessivo che abbiamo visto e vissuto non tanto nei primi mesi, quelli della primavera 2020, quando la novità ancora era da capire, bensì nell’autunno/inverno dello stesso anno, quando il nuovo anno scolastico si era aperto all’insegna della vita scolastica face to face ma ben presto era stato sostituito dal distance learning, a causa del nuovo lockdown che ha fatto chiudere i battenti delle scuole. Fu in quel secondo momento che iniziarono le proteste contro la Dad, anche a Brescia e anche da parte di alunni delle medie, che solitamente non sono coinvolti nelle manifestazioni promosse quasi sempre da studenti di superiori e università.
Le scuole medie Foscolo, o Mompiani, solo per citare un paio di esempi, videro per alcuni giorni gli alunni fare lezione all’esterno, con tanto di banchi e tablet, sostenuti dai vari comitati genitori e da molti insegnanti. Anche nelle superiori prese piede quella forma di protesta pacifica, in particolare al liceo Calini, dove gli studenti, con l’appoggio anche della dirigenza scolastica, si misero a studiare e a seguire le lezioni all’aperto, nei giardinetti di fronte all’edificio di via Montesuello, nel pieno dell’inverno.
Però oggi qualcosa, anzi, più di qualcosa, è cambiato e la quella Dad, quella di inizio pandemia, quella in cui il mondo della scuola è stato catapultato d’improvviso e senza possibilità di scelta, si è evoluta oggi in una Dad che vede attori ormai più preparati e in grado di capirne e sfruttarne le possibilità che sono molte più di quelle che spesso si considerano.
E’ quanto è emerso dall’ultimo incontro della terza edizione de “La scienza di eccellenza”, andato in onda in diretta in diretta streaming venerdì 4 febbraio e ritrovabile sui miei canali social e youtube. Hanno dialogato con me Fabio Capra, assessore all’istruzione del Comune di Brescia che, ancora una volta, patrocina l’iniziativa, Sonia Prandini, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Roncadelle istituto dove, in collaborazione con il Comune, nei mesi passati, è stato attivato un progetto dal titolo “Virtuosi e virtuali a scuola” proprio per rispondere alle necessità emerse con la pandemia. Presenti anche la coordinatrice didattica della Bilingual Middle School Brescia Silvia Dianti e il professore Giacomo Stella, uno dei massimi esperti di apprendimento, scienziato di fama internazionale, molto noto per i suoi studi sulla dislessia, già ordinario di psicologia clinica al dipartimento di educazione e scienze umane dell’università di Modena e Reggio Emilia.
In quel proficuo incontro si è ribadito come la tecnologia e la Dad non siano da demonizzare, bensì da cogliere nella sfida al miglioramento e al cambiamento che ci lanciano. Certo, le criticità restano, come è dimostrato anche dal dibattito insorto, a livello nazionale e locale, a seguito degli esiti delle prove Invalsi, ovvero quei test di valutazione annuali che si effettuano nelle scuole in momenti precisi dell’anno. Come del resto era prevedibile, le prove Invalsi hanno messo in luce un calo generale della preparazione rispetto all’epoca pre Covid.
Ciò tuttavia non va imputato alla Dad: vi è una serie di fattori che, giocando un ruolo molto importante nell’apprendimento, possono aver influenzato le performances. Come le neuroscienze ci dicono molto chiaramente, emozioni quali l’ansia in eccesso, l’angoscia o addirittura l’umore depresso compromettono il processo di apprendimento.
In effetti in tempo di pandemia l’ansia ha travolto un po’ tutti gli attori: alunni, certo, ma anche insegnanti, i quali hanno visto aumentare a dismisura il rischio di burn out, soffrendo di affaticamento e di tensione a volte insostenibili. Famiglie, che in grave difficoltà a supportare i figli alle prese con le diverse modalità di lezione.
Anche i test Invalsi insomma hanno confermato come la pandemia abbia, pure in materia di istruzione e formazione, messo sotto i riflettori problemi vecchi, li abbia portati all’esasperazione, facendo emergere in tutta la sua complessità il mondo scuola. Presidi e docenti di alcuni istituti superiori bresciani non si sono stupiti dei risultati Invalsi, come hanno riportato anche i media locali: perché da tempo si notava un calo delle competenze dei ragazzi che sono pure divenuti più fragili, incapaci di reggere i ritmi del lavoro, di affrontare le difficoltà e lo stress, bisognosi di supporto psicologico.
Eppure “non si deve buttare via nulla delle esperienze – ha sottolineato il professor Stella durante il nostro incontro – già lo psicologo Jean Piaget ci diceva che i computer aiutano alla operazionalizzazione delle conoscenze, poiché in un certo senso permettono di ‘vedere’ i concetti, di dare loro ‘forma e spessore’. L’uso di questi strumenti quindi aumenta l’accessibilità alla conoscenza”.
Del resto la Dad, una volta compresa, ha diversi lati positivi: consente di fare lezioni in modo più interattivo e personalizzato, di riascoltare i passaggi meno chiari, ma anche ad andare a passaggi successivi, anticipando quindi il processo di costruzione del significato di ciò che si sta ascoltando (saltare a passi successivi o tornare a passi precedenti). Dal punto di vista delle famiglie la Dad aiuta i genitori ad avere maggiormente sotto controllo l’apprendimento dei propri figli, soprattutto per quanto riguardo il loro modo di procedere, il loro stile di apprendimento, e, quindi, anche un modo per meglio capire il funzionamento delle loro menti.
La professoressa Dianti, raccontando la sua realtà scolastica, ha portato un esempio di come sia possibile coniugare buona didattica a buon allineamento agli strumenti tecnologici. I suoi studenti, trovandosi in un contesto di una piccola scuola media bresciana, bilingue, sono abituati sin dall’inizio a sperimentare progetti didattici innovativi, come, appunto, quello del bilinguismo, che da anni era stato affiancato da un altro progetto relativo all’inserimento delle tecnologie nella didattica. Quindi questi studenti sono stati abituati ad utilizzare il libro digitale e altri strumenti tecnologici, che permettono maggiormente di interagire con tutto il mondo. Certo, non erano abituati a fare una didattica a distanza al cento per cento come invece si sono trovati a fare causa pandemia, quindi all’inizio anche loro hanno avuto difficoltà come gli altri studenti, ma ben presto, proprio grazie alla loro esperienza precedente, hanno saputo adattarsi.
L’assessore Capra, dal canto suo, in qualità di assessore all’istruzione e anche alle risorse dell’ente, ha evidenziato come la scuola bresciana, grazie ad investimenti anche economici molto cospicui, sia stata capace di adeguarsi alle nuove esigenze di distanziamenti e spazi e che, quindi, è così pronta ad affrontare il futuro, in cui si assisterà sempre più alla dissolvenza delle barriere fisiche.
In altre parole possiamo ben dire che è in atto un cammino verso un nuovo modo di fare, vivere e animare la scuola, dove prevarrà una visione sistemica, in cui al centro non ci sarà più il concetto di cultura come trasmissione di nozioni ma il concetto di apprendimento di saperi che avviene in modo esplorativo e cooperativo; in altri termini ancora, il focus si sposta sull’allievo nella relazione docente-allievo, quindi dall’insegnamento ad apprendimento. E’ un vero cambio di paradigma, come in pandemia è avvenuto per tante altre realtà.
In questi ultimi tempi le norme di contenimento della diffusione del contagio stanno via via concedendo sempre più maggior libertà di azione e di spostamento, puntando verso una direzione di ritorno alla normalità. Ma questo non ci deve far dimenticare l’importante lezione appresa dalla pandemia, cioè che, pur con difficoltà, l’edificio scolastico, che per definizione era il luogo dell’apprendimento, in un certo senso abbatte i suoi muri, per aprirsi ad una dimensione di superamento delle barriere fisiche. Ciò non significa che l’aula perda del tutto valore, bensì che le scuole avranno sempre più un ruolo di raccordo, di organizzazione di momenti di incontro e confronto, in un dinamismo maggiore.
E allora alla domanda che introduce questo articolo: per chi suona la campanella, forse potremo rispondere che la campanella non suona più per chi è in classe, ma per tutto il mondo didattico connesso e interattivo.
Ringrazio per l’attenzione e, come sempre, ci ritroviamo tra 15 giorni.
CHI E’ DORIANA GALDERISI?
Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.
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