dal Bresciano al bar* – Pota! Il bresciano è esterofilo. Quello che si fa a Brescia è meglio, ma a pensarci bene è meglio ancora se non si fa a Brescia… Ma in qualche città più di moda che finisce per “-ano” o che l’om esta su Netflix.
Diciamolo. Lo stadio è vuoto dalla notte dei tempi ed era vuoto pure quando c’erano Baggio e Gardiola: prima del Coronavirus. Per non parlare del fatto che il Brescia, dopo che il Gino ha lasciato, non c’era nessun ricco imprenditore bresciano che lo voleva. L’è isè. Il re dei pasticceri è l’Iginio, ma se lo chiedi al bresciano qualche difetto glielo trova sempre: è troppo caro, se la tira troppo… Il re dei cuochi è Philippe, che è più bresciano di molti bresciani. Ma tutti a cenare a Milano da Cracco o da quelli della tv quando si può, perché fa più figo.
Per non parlare delle parole inglesi messe ovunque, tra un’espressione dialettale e una di italiano scorretto, come dice bene il Vincenzo nel suo jingle (!) di Natale. Anzi, del Christmas: che poi non so quanti sono i bresciani che la parola Christmas saprebbero scriverla correttamente, con l’H. L’ho visto io (con l’H) uno che su Facebook scriveva che gli sarebbe piaciuto andare in vacanza a Niuiork. Scritto così. Era serio.
* Rubrica bresciana di opinioni, attualità, satira e altro. In parole povere (PER LE PUNTATE PRECEDENTI CLICCA QUI)
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