Ci sarebbe anche un minorenne bresciano tra le otto persone denunciate con l’accusa di aver hackerato alcune dirette di Zoom – il popolare servizio di conference call – per diffondere messaggi antisemiti e di propaganda nazifascista.
Non è noto se gli indagati siano gli stessi che, nel gennaio di quest’anno, hanno compiuto un’aggressione simile contro la riunione di Sinistra Italiana di Brescia. Ma di certo i fatti contestati ai giovani coinvolti – tutti destinatari di perquisizioni domiciliari nei giorni scorsi – sono quasi identici.
Le indagini hanno preso il via il 26 gennaio, dopo l’interruzione di un convegno in streaming (“Eludere il significato della Shoah: memoria collettiva e razionalità sociale. L’Olocausto come espressione della logica interna della modernità occidentale?”) organizzato dall’associazione Italia Israele di Venezia. Ma gli episodi contestati al gruppo sarebbero numerosi.
Gli otto (residenti a Bari, Bologna, Brescia, Palermo, Roma, Torino, Trapani e Treviso) avrebbero negato qualsiasi affiliazione politica, definendo il loro un gesto goliardico.
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