«Una testimone, nel processo canonico per la beatificazione ha riferito d’avere un giorno notato che Suor Lucia si spostava in continuazione per cederle la destra e, camminando, rimaneva rispettosamente indietro di un passo. Sorpresa e stupita per questo comportamento e supponendo che avesse qualche problema nel tenere il passo le domandò se dovesse un po’ rallentarlo. Suor Lucia, però, con un bel sorriso e a voce sommessa le rispose: No, no, va bene così, sto al mio posto». È stato ricordando questo episodio che il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha spiegato come suor Lucia Ripamonti – ora beata – fosse «impastata di umiltà», una virtù che la religiosa delle Ancelle della Carità non solo metteva in pratica ad ogni occasione quindi, ma che aveva reso intrinseca nella sua natura.
Ieri, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta, a Brescia, Suor Lucia è stata proclamata Beata.
Maria Ripamonti nacque ad Acquate in provincia di Lecco il 26 maggio 1909. Nel 1932 entrò nella casa madre dell’Istituto delle Ancelle della Carità a Brescia, dove rimase sino alla morte, che la colse per malattia nel 1954 e dove oggi sono venerate le sue spoglie.
Il percorso di canonizzazione di suor Lucia dell’Immacolata iniziò nel 1991 quando l’allora vescovo di Brescia, monsigno Bruno Foresti, nominò monsignor Rolando Zera postulatore della Causa di canonizzazione. In seguito la Causa fu affidata alla postulatrice suor Paolisa Falconi delle Ancelle della Carità.
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