Qualche leggero sconto di pena e tante conferme al processo di secondo grado della vicenda salita alla ribalta delle cronache come “Rimborsopoli”, relativa ai rimborsi spese gonfiati – dai gratta e vinci alle cartucce da caccia, dai drink ai videogiochi – che sarebbero stati presentati da una quarantina di ex consiglieri e assessori regionali lombardi. Con ben tre milioni di euro di spese complessivamente contestate.
A deciderlo è stata la Corte d’appello di Milano, che ha accolto le dieci richieste di patteggiamento presentate dagli imputati, tra cui quella di Nicole Minetti (un anno e un mese) con qualche riduzione di pena legata alla prescrizione dei reati commessi nel 2008. Due anni e mezzo sono stati comminati a Renzo Bossi (figlio di Umberto) con la revoca della confisca dei beni, un anno e mezzo all’eurodeputato Angelo Ciocca, due anni e un mese per l’ex assessore bresciano Monica Rizzi. La pena più alta è andata all’ex capogruppo della Lega Stefano Galli, 4 anni e due mesi per una consulenza affidata al genero.
A processo, tra i bresciani, erano finiti – oltre a quelli già citati – anche Renzo Bossi, Vanni Ligasacchi, Alessandro Marelli, Enio Moretti (due anni e otto mesi), Margherita Peroni (un anno e sette mesi), Gianmarco Quadrini (un anno e undici mesi) e Pierluigi Toscani.
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