di Stefano Bergomi* (stefano.bergomi@tin.it) – “Non di solo pane vive l’uomo” sono le famose parole con le quali Gesù risponde all’esortazione del Diavolo di trasformare le pietre in pane, dopo il digiuno di 40 giorni nel deserto (non in pane solo vivet homo, Matteo 4, 4).
Poco importa se la continuazione del passo evangelico pone l’accento sulla rilevanza del nutrimento spirituale rispetto a quello materiale. L’insegnamento che si può trarre è che non bisogna fermarsi a ciò che piace, ma continuare nella ricerca, per raggiungere la piena soddisfazione.
Ho pensato di traslare, forse in modo bislacco, tale lezione a beneficio del bevitore bresciano medio, il cui affrancamento del gusto sta tanto a cuore a chi scrive in questa rubrica.
Dopo essere stato fiaccato dalle chiusure per la terza ondata pandemica e immalinconito dagli aperitivi domestici solitari, il nostro “prode” non si è lasciato sfuggire questi primi giorni di riaperture.
Eccolo, seduto al tavolino del bar, pervaso da inattesa gioia per il riacquisto di una parvenza di normalità. Non badate al suo sputar sentenze su questa Super League durata meno di 2 giorni, o sull’inefficienza del governo di turno. La vera essenza del rito è nei gesti, non nelle parole.
E’ nei sorsi misurati ad assaporare il suo aperitivo.
E’ nelle mani frugali sugli stuzzichini.
E’ nell’indice alzato per richiamare l’attenzione dell’oste.
Nello schiarirsi la voce per ordinare un altro giro.
Basta guardare al bicchiere che tiene in mano per indovinare, dal colore, quello che sta bevendo.
PIRLO, naturalmente.
Mi domando se avrà voglia prima o poi di andare oltre e sperimentare qualcosa di nuovo. Nel dubbio che ciò accada, propongo una piccola selezione di alternative, tutte a base Campari, vero elemento distintivo dell’aperitivo alla bresciana (come si era già detto qui).
L’aggiunta del famoso amaro al carciofo conferisce intensità al gusto e la sensazione di giusto equilibrio delle componenti dolce-amaro. L’inserimento del Cynar alla ricetta classica del pirlo permette di attenuare gli eccessi del Campari, in una sensazione che sa di “ancien”, almeno per chi come me era abituato a vedere il Cynar soltanto nella credenza della nonna, sempre disponibile da offrire a qualche ospite inatteso.
Ricetta:
Campari 1/3
Vino bianco fermo 1/2
Acqua gassata
Cynar
Preparazione: inserire qualche cubetto di ghiaccio in un bicchiere ampio, meglio se ballon, riempire fino a metà con vino bianco e quindi con bitter Campari. A completamento aggiungere acqua gassata e Cynar. Come guarnizione una fetta di limone.
La storia racconta che negli anni sessanta del secolo scorso tale Mirko Stocchetto del Bar Basso di Milano aggiunse per sbaglio dello spumante brut al posto del gin in un negroni, dando così vita ad un mito degli aperitivi all’italiana. La versione sbagliata è più beverina rispetto alla ricetta originale del negroni, grazie all’effervescenza delle bollicine del vino, che fanno risaltare le vellutate sensazioni del vermouth.
Ricetta:
Campari 1/3
Vermouth rosso 1/3
Vino frizzante secco 1/3
Preparazione: versare gli ingredienti direttamente in un bicchiere rock (quello tipico dei cocktails) colmo di ghiaccio. Guarnire con una fetta d’arancia.
Per risalire fino alle origini del connubio bisogna andare fino al 1870, e in una corsa da casello a casello congiungere la ricca Milano, progenitrice del bitter Campari, alla sabauda Torino, patria d’origine del vermouth. Ricetta semplice, ad assommare due eccellenze italiane alla base di molti altri cocktails, per un gusto armonioso nella complessità degli ingredienti da cui sono composte.
Ricetta:
Campari 1/2
Vermouth rosso 1/2
Preparazione: versare gli ingredienti direttamente in un bicchiere rock colmo di ghiaccio. Guarnire con una fetta d’arancia.
Buon aperitivo a tutti!
* Sommelier per passione
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