Due persone sono indagate. L’accusa è di essere gli autori delle minacce inviate ad alcuni autorevoli rappresentanti del mondo imprenditoriale bresciano e lombardo, tra cui il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti (che nella busta trovò anche proiettili calibro 6,25), e quello di Brescia Giuseppe Pasini, che alla Feralpi ricevette addirittura un pacco bomba.
I due sospettati, che negano ogni addebito, sono un uomo e una donna ultrasessantenni, residenti nella Bergamasca e già militanti della formazione di estrema sinistra Prima linea, con precedenti condanne per reati politici. Le ipotesi di reato sono quelle di associazione eversiva e minacce aggravate.
Le indagini sono condotte dal pool antiterrorismo della Procura di Brescia e potrebbero arrivare a una svolta con l’analisi dei cellulari e l’analisi delle tracce biologiche lasciate sulle buste. L’ipotesi è che i due volessero vendicarsi per le pressioni mediatiche degli imprenditori contro l’istituzione della zona rossa in alcuni comuni bergamaschi durante la prima ondata del Coronavirus.
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