Oltre la metà (il 55%) delle imprese bresciane teme una nuova emergenza sanitaria in autunno, con conseguente lockdown. Il 20% registra una mancanza di fiducia rispetto alle misure di sicurezza sanitarie adottate in Italia. A osservarlo è il report sul «Commercio estero nel 2020» realizzato dal Centro studi Apindustria attraverso un questionario fatto a un campione di 100 imprese associate rappresentative della realtà associativa di Apindustria Brescia.
Lo studio evidenzia un secondo trimestre molto negativo per l’export (e non solo), soprattutto a causa del lockdown pressoché totale di aprile, con parziali segnali di ripresa che hanno iniziato a vedersi solo da giugno. Un mese nel quale, «probabilmente grazie alla fine del lungo e difficile periodo di quarantena imposto alle attività economiche, per 6 imprese su 10 si è rilevato un incremento degli ordinativi domestici, che arriva al 75% nella Comunità europea (con spinte superiori al 20% per poco meno di 2 imprese su 10) e sembra più lento però al di fuori dei confini europei (60%)». Molto significativo è però anche il dato che riguarda i cali di ordinativi in giugno, che interessano quasi tre imprese su dieci (28% mercato interno, 25% Ue e 34% extra Ue). I primi parziali dati su luglio registrati confermano tali tendenze. Oltre che il passato, a preoccupare le piccole e medie imprese bresciane sono però i prossimi mesi. Oltre al timore per un nuovo lockdown, «interrogati circa la stabilità delle proprie relazioni di filiera – si legge nel rapporto – 4 imprese su 10 dichiarano di aver già perso o di temere di perdere nel secondo semestre, una parte più o meno consistente dei propri clienti a portafoglio, situazione per lo più indipendente da una precisa collocazione geografica». In particolare il 22% delle imprese dichiara di avere già perso clienti in Italia e all’estero come effetto del lockdown, un altro 19% dice che la perdita di clienti «non è per il momento avvenuta ma teme possa avvenire nei prossimi mesi». Il risultato è che le aspettative sugli ordini dicono che il 75% li prevede in calo in Italia nel secondo semestre 2020, il 63% sui mercati Ue e il 48% su quelli extra Ue. In quasi un quarto dei casi si prevede un calo ‘consistente’, superiore al 10%. Molto limitati (tra il 3 e il 10% a seconda del mercato di riferimento) i casi positivi con aspettative di crescita. A preoccupare le aziende anche la difficoltà di accesso al credito, tema ricorrente anche in precedenti analisi ma oggi considerato ancor più pressante. «Le imprese sono rimaste duramente provate dalle chiusure primaverili e la preoccupazione per un nuovo lockdown, anche solo parziale, è comprensibile – afferma Douglas Sivieri, Presidente di Apindustria -. Quasi un terzo delle imprese sta mostrando da tempo segnali di difficoltà significativi, aggravati dal lockdown. Nuove chiusure avrebbero un impatto devastante su fatturati, ordini e occupazione mentre oggi le imprese hanno bisogno di essere aiutare in ogni modo a generare di nuovo ricchezza e benessere. Per questo occorre la massima prudenza e consapevolezza in ogni ambito: abbiamo la necessità di ripartire in sicurezza e di non sprecare i segnali di ripresa che pure si intravedono. Sapendo che molto dipende da noi, ma anche dal contesto internazionale, vista la grande vocazione all’export delle nostre imprese».
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