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Elezioni, tanto tuonò che piovve… | di Gian Antonio Girelli

di Gian Antonio Girelli – Tanto tuonò che non piovve. Già perché il voto regionale in Emilia Romagna, rappresentava un appuntamento davvero cruciale per gli scenari politici. Il significato che il leader della Lega ha voluto attribuirgli, una specie di presa della Bastiglia, con conseguente caduta del Governo, deve ora fare i conti con la realtà. Una netta vittoria di Bonaccini, una tenuta del PD, che torna ad essere, in quel territorio, il primo partito. Ma soprattutto la prima vera battuta d’arresto, sia pur attenuata dal risultato in Calabria, per Salvini e il suo raggruppamento. Come cambieranno gli scenari? Il Governo uscirà rafforzato da questo voto?

Conviene essere prudenti, molto prudenti. Siamo infatti oramai abituati ad un quadro politico particolarmente mutevole, dove gli smottamenti elettorali avvengono con una veloce incredibile, dove i leader, o per meglio dire gli aspiranti tali, cambiano idea più volte addirittura in uno stesso ragionamento. Quindi con prudenza avanzo alcune riflessioni.
Va compreso come il centrodestra reagirà a questa prima sconfitta. Si metterà in discussione l’attuale guida dello schieramento, che sembra oramai giunta alla sua massima potenzialità? Si affronterà la criticità della quasi scomparsa del proprio voto moderato, FI e dintorni, che la vittoria della Presidente Santelli non riesce a nascondere?

Bisogna vedere come il M5S affronterà quella che sembra oramai un vero e proprio disfacimento. Mai era avvenuto che il primo partito rappresentato in Parlamento quasi scompaia sui territori, così come mai si erano viste dimissioni “preventive”, come quelle dell’On. Di Maio. É infatti da comprendere se nel movimento prevarrà una riorganizzazione interna oppure il tentativo di esasperare alcune proposte di governo.

Infine rimane il PD e più in generale il centrosinistra. É evidente che si è scongiurato un pericolo vero, la deflagrazione di un’area politica a seguito della sconfitta in una realtà diventata un simbolo. É altrettanto chiaro che il buon governo della Regione, la capacità di Bonaccini, il risultato del PD, non risolvono il problema, semplicemente fanno intravedere la possibilità di affrontare e risolvere il problema. Che è uno e uno soltanto, tornare ad essere competitivi sul livello nazionale. I nodi da sciogliere non sono pochi. Quello di una leadership riconosciuta del centro sinistra, non solo nel PD. Quello di un programma concreto e percepibile, l’azione sul cuneo fiscale é un esempio di buon governo che rischia di non avere paternità. Quello della conquista del voto moderato, che al di là dei tentativi di Renzi e Calenda, fatica a trovare casa anche nel centrosinistra. Infine quello di un ritrovato rapporto tra politica e cittadini.

Non basta infatti cercare in un modo o nell’altro di intestarsi le piazze delle sardine, va colto il messaggio, quello vero che viene da quelle piazze, che è semplicemente di tornare ad una politica seria, pacata quanto decisa e concreta. Ma soprattutto in grado di affrontare i problemi più spinosi senza timori e con il coraggio di avanzare proposte. È un processo che riguarda il livello nazionale, quello Regionale, così come quello locale.

Brescia ne è un esempio. Riuscire a mantenere il consenso che l’operazione attorno al Sindaco Del Bono ha raccolto é fondamentale. Coniugare il buon governo ad una coalizione che sa unirsi attorno a principi fondamentali indispensabile, rimane fondamentale. Come fare? Dialogando, costruendo, creando coinvolgimento e condivisione. Uscendo da una precipitosa ricerca di nomi, assolutamente necessaria, ma in tempi adeguati, e anticipandola con il consolidamento di idee e programmi.

Questa é la vera opportunità che il risultato di domenica ci consegna, questo è il lavoro che bisogna intraprendere. Nel PD, nel centrosinistra, ma, perché no, mi auguro anche nel centrodestra.

* Consigliere regionale Pd

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Redazione BsNews.it

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