Ad oggi l’hanno scaricata milioni di persone e le immagini di persone invecchiate (o ringiovanite) stanno spolando su Facebook, anche tra i bresciani. Ma FaceApp fa molto discutere, perché sono in pochi a sapere realmente cosa stanno concedendo agli sviluppatori dell’applicazione in cambio della foto con un complicato sistema di intelligenza artificiale che consente di modificare i visi ad arte.
“Utilizzando l’app concedi a FaceApp una licenza perpetua, irrevocabile e non esclusiva per utilizzare, riprodurre, modificare, adattare, pubblicare, tradurre, creare opere derivate da, distribuire, eseguire pubblicamente e mostrare, sul contenuto dell’utente e qualsiasi immagine fornita in relazione al contenuto dell’utente in tutti i formati e canali multimediali ora conosciuti o successivamente sviluppati, senza alcun compenso”.
Così si legge nelle autorizzazioni di FaceApp. In buona sostanza l’azienda diventa proprietaria della nostra foto e può farne ciò che vuole, visto che l’abbiamo autorizzata. Ma non solo: contestualmente stiamo concedendo agli sviluppatori una serie di nostri dati personali, che vengono poi utilizzati per profilarci a fini pubblicitari. L’app, infatti, sa chi siete, dove vi trovate, la vostra età, il sesso e quali siti avete visitato in passato. Secondo alcuni, poi, potrebbe addirittura accedere a tutte le foto della vostra libreria (screenshot compresi), anche se su questo le diverse fonti dicono cose opposte. Infine c’è la questione di chi custodisce i dati e delle loro possibili destinazioni, compreso il rischio di eventuali furti.
Se sapete cosa state facendo, insomma, potete continuare a usare FaceApp. Altrimenti il consiglio – che vale sempre – è cancellarla e non installare applicazioni o integrazioni social non indispensabili e di sviluppatori non conosciuti.
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