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Salvini, martire tra le fiamme, ringrazia | di Claudio Bragaglio

Leggo – divertito –  commenti e dichiarazioni su Interrogazioni parlamentari riguardanti il “rogo della vecia” in sembianza di Salvini.  Povero Parlamento, neppure questa gli si risparmia! Ma a voler proprio metterla un po’ sul serio – in un’epoca inquietante di femminicidi – è il “giovedì grasso” che andrebbe abolito, con il suo “rogo della vecia”, come incitamento alla più grave delle violenze verso donne anziane. L’interrogazione leghista, partendo pure dalla difesa della dignità di Salvini,  dovrebbe quindi estendersi alla difesa della dignità di tutte le persone, anche per genere (donne, uomini e gay), per classi di età (bimbi, oltre che vecchie e vecchi), per colore di pelle (bianchi e non), per censo (sfruttati e sbaraccati vari) e, direi, anche  senza limitazione di luoghi (da piazze e sagrati, fino alle navi, a porti e mari, Mediterraneo compreso). Non è che in una Interrogazione si possa sostenere che a Salvini gli vada per forza risparmiato il “rogo”, mentre a tutti gli altri – a cominciare anche dai poveri Di Maio e Toninelli vari – invece no. Una tale Interrogazione mi sentirei proprio di condividerla. Anche se non mi nascondo che abolendo questo ritaglio carnevalesco in piena Quaresima, si metterebbe a dura prova il Carnevale stesso. Per esempio, pensiamo alle trasgressioni sessiste di Bagolino, anche se lì son fatte da veci e vecie – i “mascher” – verso giovinotti e giovinotte, anche in tenera età. Quindi sfiorando pure la pedofilia. Ma forse è troppo, se si pensa che per salvare Salvini da roghi e da sberleffi si debbano perdere voti cancellando il Carnevale. Ma – se c’è di mezzo la dignità – direi che pure questo – Lega o non Lega – debba esser fatto!

Seguendo poi il verso preso dalle cose da scrivere nella Interrogazione, l’abolizione  – anche se dolorosa per leghisti del già Pontida – riguarda tradizioni (parlo proprio anche del “rogo della vecia”) che risalgono ai Celti. Ravvivate nel ‘500, anche dai bagliori dei roghi purificatori delle streghe in epoca di Inquisizioni. Si pensi al Tonale od alla povera Benvegnuda Pincinella – recentemente ricordata a  Nave  – bruciata in piazza Loggia. Poi vi sono le pire per nuovi roghi – finora, per fortuna nostra, solo metaforici, ma non limitati al giovedì grasso – che pure son ritornati in auge, nei paraggi di Verona, in fatto di diritti, famiglie e donne. Insomma – tra un po’ di sacro e troppo di profano – una simile Interrogazione rischia di risultare un gran pasticcio! Parte da un sasso – da Salvini, appunto – e si ritrova nel bel mezzo d’una valanga, da cui non sa più come venirne fuori.

Forse val la pena riposizionar Salvini, tra vecie varie e roghi accesi, al loro posto giusto. Tutto ciò che è Carnevale resta tale, con tutte le sue tradizioni e divertenti trasgressioni, che comprendono pure le fiamme del giovedì grasso. E tutto ciò che  invece è serio non lo si mette in un indigesto ed incomprensibile rebelot!

Già, ma allora… su Salvini che si fa? Io so solo che tutti i politici – minimamente intelligenti, ovvio – che negli anni si son trovati sbruciacchiati a Brescia sul “rogo della vecia” facevan finta di dolersene, ma sogghignando compiaciuti si fregavano, al calore delle fiamme, oltre le loro mani anche i… piedi.  E si auguravano in grazia un loro bel rogo anche per l’anno dopo.

Dicevo della mia condivisione della Interpellanza. La confermo. Anche se suggerirei – in particolare a futura memoria per chi sceglie i soggetti per il “rogo della vecia” – un piccolo codicillo conclusivo: “Salvini martire tra le fiamme, beato come non mai, ringrazia”.

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Redazione BsNews.it

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