“Sana Chema è stata uccisa due volte. Ma del resto era difficile aspettarsi qualcosa di diverso da culture che impongono matrimoni combinati e chiudono un occhio se padri e fratelli ‘padroni’ sono liberi di uccidere una donna che si rifiuta di rinunciare al suo sogno di una vita libera e normale. Il resto sono chiacchiere”.
Lo dichiara Viviana Beccalossi, bresciana e consigliere regionale del Gruppo Misto, commentando le notizie giunte dal Pakistan, dove un tribunale ha assolto “per mancanza di prove certe” il padre, lo zio, il fratello e altri imputati dell’omicidio di Sana Cheema, la 25enne residente a Brescia, uccisa dopo aver rifiutato di sposare un uomo imposto dalla famiglia.
“Fa ancora più orrore –prosegue Viviana Beccalossi- sapere che dopo l’autopsia che accertò l’omicidio per strangolamento, fu proprio il padre a confessare le sue colpe. Ma questo, evidentemente, non basta. Mentre in Consiglio regionale lavoriamo a una risoluzione per estendere ulteriormente diritti e protezioni alle bambine, oggi siamo costretti a leggere notizie del genere”.
“Nessuno –conclude Viviana Beccalossi- si permetta di minimizzare quanto accaduto o negare che in Italia probabilmente vivono centinaia di donne e ragazze considerate come una merce di scambio da offrire e vendere al miglior offerente. Serve una presa di distanza netta e il coraggio di dire che da noi non c’è posto per chi non riconosce legge e diritti e crede di farci ritornare indietro di secoli”.
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