L’antologia dipinta del bresciano Gabriele Saleri | MOSTRAMI UNA MOSTRA / 61
di Enrica Recalcati – Una mostra antologica a Palazzo Martinengo del pittore bresciano Gabriele Saleri, un artista che dà lustro alla terra bresciana, un personaggio di cui essere fieri per l’abilità e la qualità delle sue opere. Autodidatta, baciato da un talento incredibile, capace di spaziare dalla natura morta, al paesaggio, al ritratto di adulti e bambini. Attento ai particolari già dai primi tratti del disegno, quasi perfetto, straordinariamente equilibrato, riuscendo ad esprimere il sentimento umano nel profondo, rivelando l’anima di ogni soggetto dipinto.
Organizzata dalla Fondazione Dolci, questa XXI mostra conferma, come sottolinea il presidente Eugenio Busi, il valore indiscusso degli artisti bresciani del Novecento.
Gabriele Saleri nasce a Bagnolo Mella il 30 ottobre del 1927. È il primogenito di cinque fratelli avuti da Filastro e Luigina orefici di professione. Il padre l’avrebbe voluto in bottega con lui, ma le insegnanti di scuola lo definiscono un “enfant prodige” nell’arte pittorica e nel disegno, incoraggiandolo a seguire la strada della sua vocazione artistica. Cresciuto a bottega dei maestri Giuseppe Mozzoni, Emio Pasini, Emilio Rizzi, il “pittore dell’innocenza” come Saleri venne definito per l’abilità nel ritrarre i bambini, è stato a sua volta un emerito maestro di realismo novecentesco. Inizia esponendo nature morte e paesaggi non solo di casa, ma visti e dipinti durante i suoi viaggi.
Negli anni Cinquanta espone in mostre e luoghi pubblici. Arrivano le prime segnalazioni con incoraggiamenti ma anche critiche, purtroppo a volte amare. Il suo stile realista e perfetto, ma al contempo penetrante, la sua particolare capacità di coniugare realismo e sentimento, risultano troppo misteriosi anche ad illustri critici dell’epoca. Sicuramente il giornalista Luciano Spiazzi fu il più attento e profondo fra i critici d’arte che si interessarono della sua pittura.
Scrive Spiazzi: «I bambini dell’artista bagnolese hanno ingentilito molte case con quei loro occhi spalancati nei quali trascorre un brivido di smarrimento o di stupore o di timidezza per essere lì, oggetto di attenzione amorevole…innocente appunto, senza remore che impaccino…il colore caldo, totalmente esatto…ma volutamente spoglio…una luce bruna, robusta, quella che esce dalla terra…l’orma di un ricordo…il passaggio dai bimbi alla natura viene così, per via diretta, spontanea». Numerose le personali di Saleri allestite negli anni 1950, 1953, 1958, 1960, 1961, 1962, 1963, 1966, 1967, 1969, 1973, 1976, 1980, 1986, 1997 a Brescia, in provincia e in altre città come Verona, Vicenza, Legnago. Apprezzato dalla nota collezionista e critica d’arte Elvira Cassa Salvi che evidenzia da subito «…un agitarsi intorno nell’aria…» nelle sue pennellate sciolte e furenti e nel suo modo di esprimere, attraverso la pittura, la sua tensione interiore.
Noto anche per i ritratti di Annunciata Cocchetti e Giuseppe Tovini esposti in Vaticano per la loro beatificazione rispettivamente nel 1991 e nel 1998. Nel 1981 dipinge in Germania a Karlsrube alcuni ritratti di personalità politiche come il dr. Franz Gurk, quadro conservato tuttora nella Galleria dei Dipinti Municipali. Nel 2012 espone per l’ultima volta nella sala dell’Affresco del Museo di Santa Giulia a Brescia. Sensibile e colto, amava scrivere, ragionando sulla pittura, ascoltando musica classica, in particolare Beethoven, trasferendo le emozioni sulla tela: «…di fronte ad una fioritura di mandorli, peschi, ciliegi, predomina la musica…». Muore dopo breve malattia a Brescia il 4 maggio del 2014, lasciando alle sue spalle un patrimonio artistico e umano di notevole spessore culturale. Dice di lui Eugenio Busi: «Chi era Gabriele Saleri? Semplice, anzi molto semplice. Avete mai sentito che esistano pittori completi, per i quali il soggetto non è un problema perché nel loro pennello, ma ancora di più nella loro testa, c’è la capacità di risolvere “pittoricamente” tutto? Bene, osservate le opere di Saleri e sarete sazi. Questa mostra ve ne darà modo». Sono 132 le opere esposte in Palazzo Martinengo, suddivise in periodi artistici: quadri giovanili degli anni ’60, ritratti di adulti e di bambini, autoritratti, paesaggi, arte sacra. «La pittura è stata per mio padre una vocazione dominante, qualcosa che riempiva la sua vita, il suo tempo libero e anche le vacanze» testimonia la figlia Annalisa nel bel catalogo che accompagna la mostra.
Il talento di Saleri, che si manifesta attraverso la sensibilità e la capacità di vedere la bellezza interiore delle persone, lo vediamo nei ritratti, già a partire da quelli giovanili, cioè le prime opere dal 1947 al 1950. Paesaggi e ritratti di pittori amici, opere sacre acerbe ma promettenti. I ritratti dei fanciulli che colgono l’attimo di un pensiero nascosto, lo stato d’animo, la fantasia, il desiderio di quelle piccole anime che posano davanti a lui. Guardo gli occhi di questi bambini che raccontano storie felici o malinconiche o stati d’animo scoccati come frecce di Cupido, quel passare leggero dei pensieri quotidiani. Gli occhi e le mani di difficile fattura, apparentemente piccole parti del corpo, dipinte con la tenacia di chi, pur conoscendo le tecniche, vuole andare oltre ed esprimere in un gesto, uno sguardo, un universo che resterebbe imprigionato e mai rivelato. Così nel dipingere gli adulti appaiono i caratteri: dall’estroverso al riservato, dal triste esistenziale all’euforico ottimista, dallo stanco e provato al gioviale iperattivo. Una incedibile raccolta di volti, sguardi, storie e riflessioni.
Nei paesaggi colpisce lo spirito naturalista, l’amore per la terra, le stagioni, dipinte in Brescia e provincia. Una sala dedicata ai suoi autoritratti, sette dal 1944 al 1976. Mi colpiscono per l’intensità dello sguardo e la voglia di trasmettere empatia, sette volti che abbracciano. I viaggi degli anni ’70, visioni del Nord Africa fra terre infinite e beduini mollemente seduti, inquadrature fotografiche. L’arte sacra a sottolineare la forza del suo credo, di cattolico praticante e convinto, quadri capaci di invitare alla riflessione, come il piccolo ma incisivo dipinto, del Cristo appeso ad una croce battuta dal vento, colpito dalla polvere del deserto, terreno e volatile al tempo stesso di una forza rappresentativa davvero potente. Giovanni XXIII, il “Papa buono”, raffigurato non solo per il ritratto, ma attraverso le sue opere: un carcerato, un bambino e una bambina con un libro, un povero. Gabriele Saleri, pittore da ricordare e apprezzare quale artista che ha onorato la nostra bella città e ci rende orgogliosi di appartenere a questa terra.
LA SCHEDA
Gabriele Saleri
Palazzo Martinengo Via Musei, 30 Brescia
Dal 17 novembre al 9 dicembre 2018
Tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19
Ingresso libero
Info: Ermes Pasini 3288373014
fondazione@martinodolci.it
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