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Candidato con il fucile: ecco perché va escluso dal voto | di Claudio Bragaglio

di Claudio Bragaglio – Condivido al cento per cento la posizione del Sindaco Del Bono che ritiene che il “candidato con il Kalashnikov”, Chaudhry Talat, non possa presentarsi alle elezioni dei Quartieri. «La scelta di pubblicare una propria fotografia armato, infatti, va contro i principi contenuti nello Statuto del Comune di Brescia, che inneggiano alla pace e alla fratellanza. Un’immagine del genere va esattamente nella direzione opposta».

A mio parere ha sbagliato – e mi dispiace – la Commissione a consentirne l’ammissibilità, non tenendo in debito conto tale valutazione del Sindaco. Immagino facendo una valutazione con riferimento solo a reati compiuti o meno dal diretto interessato. Alla famosa fedina penale del… leguleio.

Neppure l’appello del Sindaco rivolto al diretto interessato per un passo indietro ha fatto finora breccia per il ritiro della sua candidatura.

A mio parere qui non si tratta della sua buona fede, delle intenzioni o della sua buona condotta, su cui nessuno (perlomeno io) può dire, ma del fatto obbiettivo – e tale basta – di aver lui, e neppure altri, deciso di pubblicare e di mantenere pubblicata una sua foto con il Kalasknikov, che nell’immaginario rappresenta un rimando alle mille foto dei terroristi che troviamo sui giornali ed in rete. Non poteva non saperlo. Quindi il rimando ad vero e proprio elemento oggettivo di apologia di reato punibile, ai sensi del Codice Penale, per la rievocazione pubblica di episodi criminosi di carattere terroristico.

C’è qualcosa che lo coinvolga direttamente? Assolutamente no. E si può dar credito alle sue scuse ed a ciò che egli ha detto. Ma non è questo il punto. Non conoscendo la persona interessata neppure discuto delle sue migliori intenzioni personali, ma ciò che fa testo nella valutazione obbiettiva non sono le sue recondite intenzioni, ma è il messaggio da lui pubblicamente e consapevolmente veicolato sui Social. Ed oggi anche sui giornali di tutta Italia.

Questo il punto da non aggirare, neppure da parte sua. Peraltro a seguito di una scelta sua di pubblicare proprio tale foto, e con quell’arma, che rimanda a molte fotografie inquietanti che in questi anni insanguinati si son sono rincorse davanti ai nostri occhi.

Se in epoca di terrorismo e della vicenda Moro mi fossi fatto fotografare con la P 38, per mettermi poi sui Social, la Commissione del Comune di Brescia con quale faccia mi avrebbe ammesso? Perché dalla fedina non risultava che avessi mai sparato a nessuno?

Si è anche affermato che non vi sono motivi ostativi per la sua candidatura “a maggior ragione” essendo i Quartieri solo organi consultivi.

Semmai è proprio vero il contrario.

Infatti proprio perché organi consultivi, proprio perché è facoltà del Comune di poter far candidare e votare, al di là della normativa nazionale, anche i sedicenni e gli stranieri extracomunitari con 5 anni di residenza, proprio perché è del Comune quindi la discrezionalità dei criteri di elettorato attivo e passivo, a maggior ragione l’evidente contrasto tra il messaggio pubblicamente trasmesso con quella foto ed i principi – richiamati proprio dal Sindaco Del Bono – allo Statuto del Comune avrebbe dovuto portare la Commissione alla conclusione opposta. Il solo motivo generale era di per sé più che sufficiente per la sua esclusione quantomeno dall’elettorato passivo. Ovvero dalla sua candidatura.

Mi auguro che, sulla base delle sue stesse parole di buon comportamento, espresse dal diretto interessato, egli accolga la proposta ragionevole del Sindaco. Sarebbe – a mio modesto parere – anche la migliore conferma della sua buona fede.

In caso contrario, ritenendo prioritari i valori del nostro Statuto Comunale ed il rispetto d’un corretto clima elettorale penso si debba – extrema ratio – procedere comunque per via amministrativa alla sua esclusione.

Ricorrerà? Faccia ciò che vuole, è nel suo diritto. Con ottime ragioni si resisterà. Ma intanto, come candidato, dal voto sui Quartieri il suo nome va rimosso. Per molte ragioni e fin troppi perché.

Anche perché in una Lista Unica apre più d’un problema di compatibilità con altri candidati. Perché rischia di condizionare negativamente la tranquillità del confronto e l’ordinata convivenza civile in città per il voto dei Quartieri. Perché tale vicenda si trascinerà strumentalmente all’infinito, a maggior ragione se verrà eletto.

Anche Prefettura e Questura di Brescia di fronte a queste problematiche non possono sottrarsi alle proprie responsabilità.

Oltretutto, tale vicenda rischia di gettare anche un’ombra equivoca sui criteri di integrazione che la città – quella democratica e progressista, in primo luogo – non merita, né deve – contro qualsiasi strumentalizzazione della vicenda, compreso il rinvio delle elezioni – in alcun modo permettere.

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Redazione BsNews.it

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