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Labolani torna in campo per la Loggia: io neofascista? Non è un insulto

(a.t.) L’ex assessore ai Lavori pubblici di Brescia, Mario Labolani, torna in campo per la Loggia. E lo fa – non senza clamore, come sempre – candidandosi con la lista “Brescia Italiana – Laura Castagna sindaco”, che raccoglie al suo interno diversi transfughi di destra, oltre ad Azione Sociale e ad alcuni rappresentanti di Forza Nuova.

Una decisione che non è passata inosservata, perché Labolani (64 anni) conta ben 46 anni di militanza a destra: prima con il Msi, poi con An e infine con Fratelli d’Italia. Di questo partito è uno dei cinque fondatori bresciani e formalmente è ancora un iscritto, ma è facile immaginare che dopo il voto, per lui e per altri, scatterà l’espulsione.

“Se vogliono cacciarmi lo facciano”, tuona Labolani, intervistato da BsNews.it, “di certo quello che hanno fatto con Viviana Beccalossi è indegno”. E proprio dal caso Beccalossi prende le mosse la scelta di Labolani: “Con Viviana hanno sbagliato tutto”, attacca, “ma anche con me non si sono comportati bene: ha dato la mia disponibilità a candidarmi per il consiglio comunale e non mi hanno nemmeno risposto. E’ con rammarico”, incalza l’ex An, “che devo constatare che ormai Fratelli d’Italia è diventata una succursale di altri partiti e civiche. Ho scelto Laura Castagna perché la conosco da anni e la stimo, era nel partito con me: mi sento più rappresentato da lei che dalle altre formazioni di destra bresciane (il Bigio e Casa Pound, ndr)”. Mentre per quanto riguarda il rapporto con la sua ex compagna di giunta Paola Vilardi, candidata del centrodestra, Labolani sottolinea che in un eventuale ballottaggio non mancherà di darle il suo appoggo.

Quanto, infine, alla presenza nella sua nuova casa di esponenti di Forza Nuova, l’ex segretario cittadino di An sottolinea: “Io resto un uomo di destra e la mia battaglia sarà sui temi locali, non su quelli nazionali o ideologici”. E a chi bolla la lista Castagna come “neofascista” risponde senza problemi: “Lo dico da sempre: per me ‘neofascista’ non è un insulto”. Parole che non mancheranno di far discutere.

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