Yara, l’accusa: Bossetti è un deviato. La difesa: non ci sono prove
Dopo la richiesta dell’accusa (confermare l’ergastolo), parola agli avvocati oggi nel processo di secondo grado contro Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio della 15enne Yara Gambirasio.
L’udienza si è aperta con la richiesta della difesa di proiettare un video e alcune slide per facilitare la comprensione dell’arringa, soprattutto sulla questione del Dna, ma il presidente della Corte Enrico Fischetti ha risposto negativamente ricordando che il secondo grado deve limitarsi ad analizzare gli elementi che fanno già parte del processo. “Non ci lasciamo suggestionare”, ha detto, “ma il video non ci serve: avete già depositato 258 pagine di motivi di appello e altre 110 di motivi aggiuntivi, c’è scritto tutto anche in modo esteso”.
Quindi l’udienza è proseguita con il solito scontro tra le parti. Per l’avvocato della famiglia, Andrea Pezzotta, Bossetti avrebbe avuto un comportamento “di natura sadica (…) riconducibile ad una devianza di natura sessuale. Mentre il legale del presunto assassino, Claudio Salvagni, ha definito Bossetti vittima di un cliché, cercando soprattutto di smontare la prova del Dna.
L’appello, infatti, si gioca quasi tutto sulla valutazione dell’esame tecnico: la traccia mista trovata sugli slip e sui leggings della vittima appartiene a Yara e a Ignoto 1, identificato poi nell’imputato. In quella traccia il Dna mitocondriale non corrisponde a Bossetti, ma per l’accusa l’elemento non ha valore legale (perché solo quello nucleare ha valore forense), mentre per la difesa si tratta di un elemento che inficia la prova e dovrebbe portare il tribunale a disporre una nuova perizia.
“I dati presenti nel fascicolo non consentono di condannare Massimo Bossetti”, ha detto l’avvocato rivolgendosi ai giudici popolari, “e voi dovrete essere sicuri oltre ogni ragionevole dubbio che quest’uomo è colpevole. Se i dubbi permarranno, voi dovrete assolverlo. Non dovrete giudicare con la pancia”.