Del Bono: le elezioni di Brescia si vincono sul progetto, alla Macron | INTERVISTA DI BSNEWS
di Andrea Tortelli – Racconta che prima o poi gli piacerebbe scrivere un romanzo, magari un giallo ambientato a Palazzo Loggia. Nel frattempo Emilio Del Bono fa a tempo pieno il sindaco di Brescia, una delle professioni più complicate del mercato, visto che i primi cittadini sono il terminale unico, il più raggiungibile, di tutte le richieste che i bresciani vorrebbero fare allo Stato. Al sindaco ad esempio – i cittadini chiedono ogni giorno più sicurezza, nonostante l’ordine pubblico non sia tra le sue deleghe. E di certo la sicurezza sarà uno dei temi cardine su cui si giocherà la prossima campagna elettorale per la Loggia. Anche se Del Bono, intervistato da BsNews.it, preferisce spostare l’attenzione sul progetto di città, “alla Macron”. E sulla necessità che la politica ritrovi una dimensione di verità, o meglio di sincerità, per tornare a dialogare con la gente.
- Il suo profilo Facebook è un tripudio di fotografie legate agli eventi che si tengono in città. Cosa sta cercando di comunicare ai cittadini?
Uso Facebook esclusivamente nella mia dimensione pubblica: lo considero un potente strumento per comunicare quanto facciamo. Vorrei che i cittadini capissero che la nostra è un’azione quotidiana e diffusa, che coinvolge non solo le piazze principali, ma anche i quartieri e le frazioni. - Quanto soffre leggendo alcuni commenti?
Penso che il rispetto sia la premessa del dialogo, e mi rammarico quando leggo commenti che sembrano finalizzati soltanto a demolire l’interlocutore. Un atteggiamento che ritrovo anche in alcuni esponenti del centrodestra. - Torniamo agli eventi. Non crede che, su quel fronte, qualche merito ce l’abbia anche il suo predecessore?
Le idee di Paroli erano spesso senza gambe, o poco condivisibili. Ma un merito glielo riconosco: ha presidiato la realizzazione della metro pur essendo contrario all’opera. Il merito di aver importato il marketing urbano del centro lo riconosco invece all’ex assessore Maurizio Margaroli, che mi pare decisamente più istituzionale del figlio (Mattia, capogruppo Forza Italia in Loggia, ndr). Ma il salto di qualità l’abbiamo fatto noi. Cito un solo numero: nel 2016 gli interventi di presidio della Polizia locale alle iniziative culturali e sportive sono cresciuti del 56 per cento rispetto all’anno precedente. - I fondi, però, sono sempre meno. Con l’autonomia lombarda le cose potrebbero cambiare. Voterà sì al referendum del 22 ottobre?
Tutti i sindaci del Pd sono orientati al sì, perché il quesito del referendum riguarda il cosiddetto federalismo differenziato voluto dal centrosinistra. L’auspicio è che a maggiori poteri seguano anche maggiori risorse: me lo auguro, ma non è automatico. - A proposito di soldi. Da amministratore delegato della “Loggia Holding” ci sono due società di cui il Comune è azionista che per ragioni diverse dovranno essere ridefinite: Centrale del latte (controllata con il 52%), che rischia di dover essere privatizzata, e Centropadane (partecipata al 10,9%) che senza della concessione della Brescia-Cremona potrebbe diventare una scatola vuota…
Sulla Centrale de latte, che dà utili, l’obiettivo è che rimanga a controllo pubblico. Faremo tutto il possibile perché nonostante la legge Madia non si perda il modello di una società pubblica efficiente… Quanto a Centropadane credo che la questione riguardi più il Broletto che Loggia, ma mi pare stia avanzando l’ipotesi di farne una sorta di service delle Province e che il presidente Mottinelli abbia già manifestato interesse… - Il voto si avvicina velocemente. E un pezzo della campagna elettorale si giocherà certamente sul tema della sicurezza. In molti hanno notato un’intensificazione dei controlli dei vigili in Stazione e sulle zone più critiche…
A dispetto del mio cognome, non sono un buonista. La legalità e il diritto alla sicurezza non hanno colore politico ed è una baggianata affermare che sono prerogative della destra. Non ci si può dividere sull’incolumità dei cittadini o il contrasto allo spaccio. La città deve essere vivibile, accogliente, e io credo che uno dei meriti di questa amministrazione sia l’averla pacificata. Abbiamo lavorato molto sul governo del fenomeno dell’insicurezza urbana e sulla prevenzione, puntando in particolare sul contrasto alle piccole inciviltà urbane come i graffiti o gli ubriachi molesti… - E’ il vecchio tormentone della sicurezza reale e percepita, che veniva evocato spesso da Corsini di fronte alle critiche leghiste. Pensa sia opportuno dare risposte anche alla percezione di insicurezza?
L’indice di delittuosità è migliorato notevolmente nell’ultimo decennio: omicidi, furti e rapine sono calati, anche se permangono alcuni fenomeni odiosi come i furti nelle abitazioni che hanno picchi periodici. Ma il tema della sicurezza percepita è serio e non può essere ignorato. Al Carmine, ad esempio, l’indice di reati è basso, ma occorre comunque contrastare alcuni fenomeni di disagio sociale come quelli legati alla tossicodipendenza che contribuiscono a rendere meno sicuri i cittadini. Su questo fronte è importante lavorare anche con i Servizi sociali. E molto è stato fatto. Vorrei ricordare che quando c’era al governo il mitico Rolfi alla Stazione di Brescia dormivano dalle 80 alle 100 persone. Ora sono pochissime unità.
- E’ su questo tema che si vince o si perde la prossima campagna elettorale?
Non credo. Il vero nodo è quello di realizzare un progetto di città capace di affrontare le sfide della modernità e di aprirsi al futuro, senza chiudersi in un provincialismo deteriore. Il centrodestra riporterebbe Brescia indietro di 20 anni. Ma la campagna elettorale va fatta in positivo, in stile Macron, guardando alle infrastrutture tecnologiche, alla vivibilità delle periferie, alla qualità dei servizi e via dicendo… - C’è un tema, un po’ provinciale, che pare scaldare molti bresciani. Il Bigio finirà a Santa Giulia? Il negher di Palladino rimarrà in piazza Vittoria ad aeternum?
Non ho pregiudizi ideologici, ma in nessuna città è stata ricollocata nella posizione originaria una statua rimossa dopo il nazifascismo e il Bigio – o meglio: L’era fascista – non è una statua priva di valore simbolico. Credo che qualsiasi percorso, compreso quello della musealizzazione del Colosso di Dazzi, vada avviato in un contesto pacificato, senza tifoserie di mezzo. Quanto a Paladino, le installazioni continueranno fino alla prossima primavera, poi vedremo. Ma vorrei sottolineare che si tratta di un progetto molto più ambizioso della questione Bigio: non a caso, fuori da Brescia, nessuno ha dato spazio a questa polemica. L’obiettivo di fondo della nostra iniziativa è fare di Brescia un museo a cielo aperto… - L’opposto dell’era Goldin, in cui si era puntato tutto su Santa Giulia…
Goldin ha dato un contributo importante, perché in quella stagione Brescia era schiacciata dalla fama di essere soltanto la città delle ciminiere. Ora, grazie anche al suo lavoro, tutti riconoscono che Brescia ha le potenzialità per diventare una città d’arte e cultura. Cito un solo dato: nel 2012 i musei civici avevano richiamato 72mila spettatori, oggi abbiamo superato i 210mila. Bisogna continuare su quella linea, investendo su tutti i luoghi di attrazione della città. - Lei non parla certo come uno che fra poco cambierà “lavoro”. Di recente ha detto che spera di inaugurarlo lei il nuovo Musil a Campo Fiera. Dunque possiamo dirlo: Emilio Del Bono si ricandida a sindaco?
Ho detto soltanto che spero di poter mettere la prima pietra durante il mio mandato. Credo che il Musil, come il parco delle Cave, sarà uno dei progetti che segnerà per decenni la vita della città. Non sono questioni elettorali: su questi temi non stiamo lavorando per le elezioni, ma per le prossime generazioni… - Ma le elezioni sono solo fra un anno…
Un anno è tantissimo in politica. Non ho l’ansia di esprimermi. E comunque la questione non è solo quella del candidato sindaco: credo che saremo giudicati dai cittadini soprattutto per quello che abbiamo fatto come squadra: apprezzo Renzi, ma non sono per l’idea di un uomo solo al comando. Non credo ai Messia in politica… - Parliamo della squadra allora. Secondo lei il centrosinistra deve ripartire dall’attuale perimetro della coalizione o è necessario guardare oltre, magari ai gruppi di Gianmarco Quadrini, Francesco Onofri e Flavio Tosi?
La base c’è, ed è una coalizione che ha governato in questi anni senza grandi screzi o divisioni, in un clima positivo che devo anche a figure come quelle di Laura Castelletti e Marco Fenaroli. Ma non ho l’arroganza di affermare che siamo riusciti a intercettare tutte le energie della città: in passato ho usato l’espressione patriottismo municipale e la rivendico con convinzione. Non ci dobbiamo accontentare, ma chiamare a raccolta tutte le risorse della città che vogliono lavorare insieme a noi per migliorare Brescia. - Continua a parlare come un candidato. Cosa l’ha frenata, a oggi, dall’annunciare la candidatura?
Vivo due tensioni contrapposte. L’esigenza di avere più tempo per me e per la mia sfera affettiva confligge con l’esperienza quasi totalizzante di fare il sindaco, e con il senso di responsabilità che mi impone di portare a compimento l’importante lavoro avviato. E’ un discorso poco politico, forse, ma credo che i politici debbano anche imparare ad essere più veri. Il complimento che mi ha fatto più piacere, fra quelli ricevuti in questi anni, è che non sono cambiato, che sono rimasto me stesso. Ecco: la politica, forse, ha perso credibilità anche perché non è più sincera e cerca di conquistare i cittadini solo con facili slogan. Dobbiamo essere tutti più veri, più vicini alle persone nelle loro fragilità, più umili. A livello locale, dove le relazioni sono più dirette, quest’esigenza si sente ancora di più.
POST SCRIPTUM: Giovedì 29, dalle 18, la sala di San Cristo in via Piamarta 9, a Brescia ospiterà la presentazione del libro “La città condivisa Brescia: i luoghi, i volti, le idee, in un’intervista di Massimo Lanzini (La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori). Oltre a Del Bono parteciperanno Marco Toresini (Corriere), Marco Bencivenga (Bresciaoggi) e Gabriele Colleoni (Giornale di Brescia). Con interventi di Angela Paparazzo e Lorenzo Maternini. Secondo alcuni osservatori potrebbe essere questa l’occasione in cui Del Bono scioglierà le riserve sulla sua candidatura.