di Luigi Lacquaniti – Sono trascorsi 43 anni da quel 28 Maggio del 1974 e pare ancora di udire leco sorda di quello scoppio sul selciato di Piazza della Loggia. Otto morti e 102 feriti durante una manifestazione contro il neofascismo. Un boato che ammutolì una città intera, perpetuando disperazione e rabbia. Sentimenti questi, che sopravvivono tuttora nei nostri cuori e nelle nostre menti.
Oggi, nellanniversario, per motivi strettamente personali non potrò essere presente in piazza, ma rivolgerò ugualmente il mio pensiero alle vittime di quella terribile mattina di dolore, esprimendo ancora una volta solidarietà ai loro familiari, e rivendicando giustizia.
Lo scorso anno la Corte di Assise di Milano condannando Carlo Maria Maggi, di Ordine Nuovo, e Maurizio Tremonti, collaboratore dei Servizi Segreti, allergastolo, lo ha scritto nero su bianco: la strage di Piazza della Loggia è sicuramente riconducibile alla destra eversiva. E, cosa ancor più grave, Maggi aveva la consapevolezza di poter contare sulle simpatie e sulla copertura se non addirittura sullappoggio diretto di appartenenti di apparati dello stato e ai servizi di sicurezza nazionale ed esteri.
La verità storica e la responsabilità politica eversiva di destra è definitiva e scritta. Lo abbiamo sempre saputo, raccontato e spiegato analizzando quei drammatici giorni. Ma quanto emerso è di una gravità inaudita. Apparati dello stato deputati a garantire la sicurezza dei cittadini che hanno favorito, coperto, appoggiato chi dei cittadini faceva barbaramente strage. Chi era deputato alla sicurezza che creava insicurezza, massacrando e maciullando innocenti.
Ho apprezzato la scelta degli organizzatori di chiamare sul palco tra i relatori della manifestazione di questanno una rappresentante del Centro Islamico di via Corsica, quasi in un ponte ideale e significativo di condanna con i terrorismi e le stragi di innocenti che insidiano la vita delle persone e la democrazia in ogni paese della terra in una strategia della tensione continua.
Ho trovato assurda e sconcertante la polemica di alcuni esponenti della destra bresciana contro la presenza tra i relatori di una donna islamica che verrà in piazza a portare la sua solidarietà: da rifiutare, secondo Paola Vilardi alla ricerca di uno scontro di civiltà a prescindere, addirittura perché nostra nemica; da rifiutare secondo Rolfi e Bordonali perché non si sa cosa centri un islamico con la memoria della strage. Mentre invece ogni solidarietà è positiva, far crescere insieme la memoria collettiva è cosa buona: la presenza in piazza della comunità islamica rafforza il no comune ai terrorismi di ieri e di oggi.
Quel giorno in piazza abbiamo conosciuto il male. Nella sua versione più feroce. Ma abbiamo misurato poi insieme anche la forza della reazione democratica, della cittadinanza, della partecipazione e della voglia di riscatto. La democrazia si è rivelata più forte degli stragisti e dei fascisti. La nostra memoria deve essere indelebile e salda. Quanto successo non deve ripetersi mai più. A Brescia, in Italia, nel mondo.
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