“No al modello in stile Far West proposto dal Governo, sì a regole chiare e puntuali come quelle oggi in vigore in Lombardia. Il sottosegretario Pier Paolo Baretta invece che proporre norme che valgano per tutti gli 8.000 comuni italiani, escogita soluzioni impraticabili che manderanno in tilt i nostri sindaci. In pratica, se passasse l’idea del Governo, che indica in un massimo di 150 metri la distanza da un luogo sensibile e in 50 metri quella minima obbligatoria come scelta opzionale dei sindaci, ci troveremmo ad avere città slot-free confinanti a ad altre con slot machine in ogni strada.
Lo dice Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio e Urbanistica della Lombardia, delegata dal presidente Maroni a trattare la materia della ludopatia, commentando la proposta illustrata oggi dal sottosegretario Pier Paolo Baretta durante unaudizione al Senato. Lombardia e Governo prosegue Viviana Beccalossi – sono agli antipodi, noi abbiamo una legge, approvata allunanimità dallintero Consiglio regionale e apprezzata da tutti i sindaci, che impone una distanza minima di 500 metri tra una macchinetta mangiasoldi e un luogo sensibile, il Governo Gentiloni vorrebbe ridurre questa distanza a 50 metri. Proposta irricevibile che sarà oggetto di discussione lunedì 22 maggio a Milano dove abbiamo organizzato la Seconda giornata nazionale per il contrasto al gioco dazzardo patologico.
Al sottosegretario Baretta, cui abbiamo proposto la disponibilità a ragionare su una distanza minima obbligatoria di 300 metri aggiunge lassessore Beccalossi – rispondo che la mia posizione, è la stessa di molte altre Regioni e Amministrazioni comunali, prima fra tutte la Puglia del presidente Emiliano che certamente non fa parte del mio schieramento politico. Se impedire che migliaia di famiglie italiane si rovinino e purtroppo a volte precipitano addirittura in un dramma irreparabile significa, come mi accusa Baretta, essere proibizionista allora mi fregio di questo titolo. Ma il sottosegretario conclude Viviana Beccalossi – è troppo intelligente per non capire che noi siamo per una vera regolamentazione del gioco. E che il gioco dazzardo non può essere l’ultima spiaggia per risanare i conti dello Stato sulla pelle della povera gente”.
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