Caro Rolfi, il regionalismo viene prima di Bossi e Salvini
di Gianatonio Girelli – Forse all’amico Rolfi sfugge che il regionalismo, o meglio il ruolo dell’autonomia territoriale, è un po’ più datato di Bossi e Salvini. Sturzo ne parlava quasi 100 anni prima. E forse se lo avessero letto gli amici della Lega avrebbero evitato anni e anni di “secessione” e “via da Roma” per consegnarci… il nulla.
Infatti anche il referendum ora chiesto, voglio di nuovo ricordare, è frutto di una riforma targata centrosinistra.
Al di là che nel ragionamento proposto continua a sfuggirmi la necessità del referendum se già c’è la volontà di tutte le forze presenti in Consiglio di sedersi e trattare, mi rimangono due domande. Perché in anni di Governo a Roma e Milano, nel nostro caso anche in provincia di Brescia, la Lega nulla ha fatto in tal senso? Le lezioni si danno quando si è dato l’esempio, non quando si è ripetutamente fallito!
Perché il sempre citato residuo fiscale, a onor del vero un po’ diverso da quello anche da Rolfi prospettato, in tutti questi anni non è stato oggetto di contrattazione? Altre regioni del nord lo hanno meno pesante. Forse perché l’eterno conflitto Berlusconi Formigoni, unito all’incapacità della Lega, lo ha di fatto impedito?
Invece di rincorrere logiche romane e la propaganda elettorale per Salvini contro il PD e Renzi, questo il referendum è, invito Rolfi a guardare davvero l’interesse del territorio lombardo e, all’interno della Lombardia, a difendere gli interessi bresciani che in tema di trasporti, sanità e ambiente sono stati spesse volte calpestati e offesi nella loro rivendicata autonomia.
Essere regionalisti, credere in un modello snello e articolato di Stato implica serietà e capacità di proposta, non semplice proclamazione di slogan. Sediamoci e discutiamo, avanziamo proposte se possibili condivise, passiamo dalle parole ai fatti. Di questo c’è bisogno, non di altro.