MOSTRAMI UNA MOSTRA/23. Di Prata: quando nel Dna cè larte
di Enrica Recalcati Antonio, Oscar, Olves: un cugino e due fratelli, tutti artisti, tutti a cavallo del 900, con la stessa identica passione, con un talento che è caratteristica di questa famiglia.
Differenti nel carattere però: Olves lanarchico anticonformista, Oscar invece il conteso dalla Curia e dai salotti, Antonio che insegnava pittura agli operai della Falck di Vobarno (che si erano autotassati per poter seguire le lezioni!).
Un 900 espresso nelle sue varie e contrapposte sfaccettature, nelle sue contraddizioni, con i suoi valori e le sue pecche.
La mostra Antonio, Olves, Oscar: il Novecento dei Di Prata, curata da Fausto Lorenzi e allestita allAAB in Vicolo delle Stelle 4, (facente parte della serie Curricula), si è potuta realizzare grazie al contributo della famiglia Di Prata che ha gentilmente concesso lesposizione di una piccola parte della loro immensa collezione.
Unoccasione appetitosa per vedere un Novecento in arte dagli aspetti emozionanti ed emozionali, ed è interessante studiare come i tre abbiano, malgrado la loro vicinanza anagrafica, differentemente interpretato questo secolo.
Antonio (1907-1952), con i paesaggi, il mercato e i ritratti dalle pennellature tanto originali quanto profonde nellidentificare il carattere dei suoi modelli, dai quali traspare lumano interiore di ciascuno; Olves (1912-1999), con le sculture in marmo, bronzo o terracotta, quasi incomplete, quasi parlanti; Oscar (1910-2006), il moralizzatore, dai tratti futuristi, dai colori laccati, buttati a pennello o a dito, così per interpretare la sua sofferenza esistenziale.
Di origini friulane, nati e cresciuti a Brescia, colpiti dalla guerra e peregrini per necessità, hanno inevitabilmente trasferito ed espresso in arte le inquietudini, le privazioni e le sofferenze subite.
Un linguaggio contaminato da post-cubismo, espressionismo, astrattismo lirico e informale, per creare un altrove, un approdo possibile, che diventerà la chimera di tutta la loro vita.
La forza tragica di un vissuto artistico sofferente la vediamo soprattutto in Olves, bohémien, clandestino in Francia, viveva di espedienti, alla giornata, respirando i fermenti di un momento molto particolare storico e politico, attraverso le sue sculture informi e pulsanti, un urlo silente che colpisce losservatore.
Mi soffermo su Moglie sospettosa di Antonio Di Prata, un ritratto che lascia vedere oltre limmagine, un carattere, riesco a capire lansia della donna, il suo cruccio e mi affascina più dogni altro dellautore. Di Olves Di Prata scelgo una scultura Solidarietà tra creature e non solo per il tema a me caro dellindifferenza, ma per la resa dei corpi uno sullaltro, avvinti, abbracciati, complici di un fine: donne, uomini e animali. Oscar Di Prata mi conquista con Veduta urbana, dove il grigiore ingrigito e sporco di una città, forse allalba di un giorno senza sole, lascia trasparire una speranza possibile, là su quei tetti rossastri appena accennati, oltre il grigio cielo e le case.
Mostra aperta fino al 3 maggio 2017, dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19,30 in AAB, Vicolo delle Stelle 4.
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