Bigio, la storia infinita. Botta e riposta tra Guerri e Del Bono
Non sono bastati decenni per portare la pace e creare una memoria comune. Nemmeno quando di mezzo – più che la politica e la storia – c’è l’arte. Nelle scorse ore, con la proposta della Loggia di rimpiazzare il Bigio con una scultura di Mimmo Paladino in piazza Vittoria, si è riacceso il dibattito sul futuro del colosso di Arturo Dazzi battezzato L’Era fascista, che ormai da decenni giace nei magazzini comunali (dal 1946, su decisione dell’allora consiglio comunale).
Dopo diverse richieste di prestito della statua e le polemiche di Rolfi e Beccalossi (con tanto di risposta del sindaco), ieri, è arrivata nuovamente la proposta di Giordano Bruno Guerri: direttore del Musa di Salò e del Vittoriale degli Italiani. “Io e il sindaco di Salò inviammo ad Emilio Del Bono una lettera, invitandolo a prestare il Bigio al Musa, che ha una sezione di storia fascista”, ha ricordato Guerri a Bresciaoggi, sottolineando lo spirito collaborativo dell’iniziativa ed elogiando Paladino. Ma anche affermando che “essere seppellito in un magazzino è una penalizzazione che il Dazzi non merita” (proprio in questi giorni è in corso un’apprezzata mostra dedicata allo scultore nella sua Carrara).
Il giorno dopo, però, è arrivata la piccata replica della Loggia: “La statua è di Brescia e a Brescia resterà”, ha detto il sindaco Emilio Del Bono sempre a Bresciaoggi, spiegando che il Bigio “non rimarrà per sempre in un magazzino”. “La musealizzazione? La collocazione in altro luogo? – ha precisato – Tutto è possibile, ma ci penseremo più avanti”. Il sindaco, quindi, ha ribadito che il Colosso del Dazzi non tornerà in piazza Vittoria (“Avete mai visto una statua tornare dove era stata rimossa? Non mi risulta sia mai success”) e ricordato “la nostra è la città della strage di piazza della Loggia, una statua che si chiama Era Fascista non può passare come una statua qualsiasi. Non è una questione estetica, tanto più che nel progetto originale del Piacentini non era neppure prevista”.