Torna in tribunale il caso del cane ucciso a colpi di bastone e pietre a Breno, nella località Bazena. Come noto i giudici avevano assolto il primo grado padre e figlio, allevatori del posto, accusati di animalicidio (per loro il pm aveva chiesto 3 anni e 10 mesi). Ma ora il caso potrebbe riaprirsi perché la Procura ha impugnato la sentenza del 23 dicembre.
Il giudice che ha assolto gli allevatori ha, infatti, accolto la tesi per cui la bestia sarebbe stata uccisa perché aveva aggredito il figlio-nipote di 12 anni, presente con loro in alpeggio in quel momento. Anche finire il cane schiacciandogli la testa con una pietra (come documentato dal filmato di un escursionista che ha inviato le immagini a Bresciaoggi) non sarebbe stata una crudeltà ma un atto di pietà “teso ad accorciare una inevitabile agonia ed evitare inutili sofferenze all’animale”. Parole che faranno andare nuovamente su tutte le furie gli animalisti, che già erano arrivati a minacciare i due via web.
Al processo di appello si costituiranno le quattro associazioni già ammesse nel procedimento giudiziario di primo grado: Lav, rappresentata dall’avvocato Vittorio Arena, Leal, assistita da Mario Bonomelli, Enpa e Leidaa, rappresentate dall’avvocato Claudia Ricci.
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