di Flavio Pasotti – Ci sono due categorie sociali che non dovrebbero guardare i sondaggi: il politico serio e il giornalista. Dovrebbero lasciarli al gusto un po’ pettegolo di una comunque ristretta fetta di italiani che cercano, e spesso non trovano, in un sondaggio conforto per le proprie convinzioni personali.

Il politico e il giornalista no, non dovrebbero e non dovrebbero nemmeno chiedersi se il sondaggio sia affidabile o meno, se può avere conseguenze e di che genere, quali ammaestramenti trarre o lezioni suggerire .

Un buon politico deve sapere cosa fare a prescindere da un sondaggio perché il suo non è un mandato al buio (fu eletto su un programma) e perché per vocazione deve avere la sensibilità adeguata a capire dinamiche sociali. Deve avere cioè la “percezione” di ciò che accade senza che la matematica demoscopica lo suggerisca perché ciò che gli viene chiesto non è seguire l’onda ma governare. E lo deve fare avendo in mente una “offerta di politica” che potrà essere giudicata alle elezioni successive sapendo che si presenta davanti al corpo elettorale non per rappresentare identità o testimoniare o produrre solo consenso ma per assumersi la responsabilità del Fare. Si attrezza per raggiungere i suoi obbiettivi, media interessi e offre agli elettori soluzioni di livello, non soluzioni banalmente tecniche come i sondaggi suggeriscono alle aziende per i loro prodotti.

Insomma, non si cura di interviste telefoniche ma guarda e passa, soffrendo: perché sappiamo bene che oggi la politica non è per mantenuti, è roba faticosissima. Quando il paese chiede un leader lo fa perché implicitamente si sottrae alla responsabilità di pensare e partecipare, demandando ad un “uomo forte” il risultato.

Un politico autentico non fa l’uomo forte ma ha idee forti.

Lo stesso problema però riguarda un giornalista. Ben scadente sarebbe la conoscenza del “proprio” mercato, i lettori, se deve affidarsi a un sondaggio. Se a seguito di un sondaggio suggerisce, commenta e anima discussioni c’è da chiedersi come un osservatore che separa le opinioni ma deve conoscere i fatti non si sia accorto prima di ciò che il  sondaggio racconta, e se non racconta fandonie. E dato che i sondaggi non sono oracoli un giornalista deve anche chiedersi perchè le percezioni che dovrebbe avere narrano cose diverse da numeri e statistiche.

Invece  quello del Sole 24Ore sul gradimento dei sindaci italiani ha lasciato il segno tra gli addetti ai lavori bresciani, molto meno tra i cittadini. Ha lasciato il segno perché, ammettetelo, nessuno se lo aspettava. La stampa non è stata nei mesi scorsi particolarmente critica nei confronti di questa amministrazione e la politica, opposizione compresa, altrettanto. L’impressione degli addetti ai lavori è che le cose funzionino pur con le sensibilità che ognuno ha e le criticità anche importanti che ci si porta dietro e si esternano pubblicamente. Anche per l’opposizione l’avere poche critiche alla amministrazione in carica è un dato positivo perché significa avere davanti una sfida per fare meglio e non il rischio, se futuri vincitori, di dover affrontare disastri. Poi evidentemente la propaganda elettorale farà il suo lavoro.

La domanda dunque è: ma siete sicuri di avere sbagliato nelle analisi di questi mesi o forse i numeri del Sole assomigliano statisticamente al pollo di Trilussa? Perché sia chiaro che il sondaggio non crea un problema al Sindaco più di quanto non lo ponga alla stampa. Avesse ragione, l’intero gruppo intellettuale della città dovrebbe fare mea culpa e valige per non aver percepito l’aria, per non essere sul proprio “mercato”.

Io sono più fortunato, sto tra i cittadini che poco lessero di questo e dei passati sondaggi, fidandomi presuntuosamente del mio giudizio. Ma quando l’ho visto sui giornali mi sono detto: cavolo, il Sindaco sta a due punti dal vincere a man bassa al primo turno. Sì, lo so, vorremmo tutti avere un consenso ancor più largo del nostro Ego ma non possiamo pensare che tutti ci amino più di quanto amiamo noi stessi. L’importante è avere la coscienza dell’aver servito le proprie idee, la propria offerta politica al meglio delle proprie forze e capacità, poi l’elettore giudicherà ma solo nell’urna e valutati pro e contro, non al telefono senza una scelta di fronte.

 

 

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Redazione BsNews.it

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