di Claudio Bragaglio – Merita interesse il confronto che s’è riaperto sulla sanità in Valcamonica. Intanto per contrastare l’allarmante riduzione dei servizi ospedalieri. Ma – più in generale – per i problemi sottesi allo spostamento della Valle nell’ATS della Valtellina. Parlo del futuro Cantone di Sondrio, come proposto dal presidente della Lombardia, Maroni. Un Cantone che “montano” ritengo non possa regionalmente definirsi, con fuori la Bergamo delle Orobie e la Brescia di Valtrompia, Valsabbia ed Alto Garda. Ora tutto si rinvia al referendum del 4 dicembre, per poi dar vita – comunque vada – al riordino di Province-Cantoni, come Enti di Area Vasta.

Ma si dà il caso che i problemi non aspettino. Infatti il quadro che emerge per gli ospedali di Esine ed Edolo è allarmante. Anche a non voler prendere alla lettera l’amico sen. De Toni quando (dopo aver affermato che per importanti operazioni lui comunque va al Civile di Brescia) sostiene che “difenderà fino alla morte” l’ospedale camuno di frontiera. Mi auguro proprio che vi siano tutte le condizioni per evitargli questo suo supremo sacrificio. Ponendo rimedio, in primo luogo, agli errori già compiuti.

Infatti è stato un errore l’aver lasciato cadere, senza colpo ferire, l’autonomia dell’ASL della Valcamonica, strappata in Regione nel ’98, contro Formigoni-Borsani. Un errore che si collega all’accettazione d’un unico Cantone Montano, a livello regionale, quindi ad un’unica Azienda sanitaria ATS.

Un miraggio leghista fatto proprio anche da un pezzo del PD dell’Alta Valcamonica. E mantenuto in vita, anche se nel frattempo tale Cantone ha poi perso più di metà del suo territorio, riducendosi alla Valtellina più la Valcamonica.

A partire dagli Ospedali, ma non solo. Evidente, in prospettiva, un conseguente riordino di tutti i servizi con Sondrio capoluogo: dal Trasporto Pubblico Locale dell’Agenzia TPL, al Ciclo idrico integrato, alle Camere di Commercio e quant’altro. Altrettanto evidente che la nuova ATS, con relativo ‘budget’ di risorse, non potesse essere che baricentrata su Sondrio. Con la Valcamonica, intesa come un “corpo estraneo”, penalizzata anche dal distacco da Brescia. Scelte spesso anche condivise in Valle, al punto da far dire a molti: chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Penso invece che il presidente Mottinelli abbia fatto molto bene a raccogliere le sollecitazioni allarmate venute da Sindaci, da Comunità Montana e da voci autorevoli, quale quella di Arturo Minelli (già presidente della Commissione sanità regionale) e del segretario della Cisl, Francesco Diomaiuta, per rendersi partecipe della convocazione degli ‘Stati generali’ della sanità camuna.

Bene, e non solo per il suo legame con la Valcamonica, ma per la battaglia da lui compiuta per l’integrità della provincia di Brescia. Così come bene fa l’Agenzia del TPL di Brescia, con il presidente Ghirardelli, anch’egli camuno, a definire un Programma di Bacino comprendente la Valcamonica. Sapendo che per il trasporto pubblico locale quasi la totalità della mobilità extracomunale è orientata su Brescia e non già verso Sondrio.

In tali idee si riflette una corretta visione integrata dei servizi e non solo di quelli ospedalieri, già di per sé importanti. C’è la visione di autonomie e peculiarità territoriali e di servizi da salvaguardare. A partire proprio dalla Valcamonica. Come da impegni assunti dal presidente Mottinelli. C’è una visione unitaria della montagna bresciana e non già una corsa scomposta e miope alla spartizione di risorse, con voti di scambio ed ambiguità di rapporti politici, che vedono la Valcamonica (meglio: una parte di essa) contrapposta a Valtrompia, Valsabbia e alto Garda. C’è inoltre un ruolo propositivo della Provincia di Brescia, insieme alle Province della Lombardia Orientale, che si vorrebbe invece colpire politicamente. Anche facendo della Valcamonica un cuneo divisivo.

Posso sbagliare, ma riterrei che ora una vera discussione debba riguardare oltre singole scelte in ambito ospedaliero – pure importanti e che vanno fatte – la validità o meno della scelta della Valcamonica nell’ATS di Sondrio. Quindi la questione di fondo. Nonché la natura politicamente opaca di quel “conflitto tra l’alta Valle ed il resto del territorio”, di cui ha parlato Arturo Minelli.

E mia convinzione che se Stati Generali e Comunità Montana – come da apprezzabili dichiarazioni a suo tempo fatte del presidente Valzelli – si pronunciassero per la fuoriuscita dall’ATS di Sondrio, per la costituzione d’una ATS della sola Valcamonica o per l’adesione all’ATS di Brescia darebbero un grande contributo di chiarezza e di prospettiva oltre che per la Valcamonica, anche per l’intera realtà bresciana.

* Vicepresidente agenzia Tpl Brescia  

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Redazione BsNews.it

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