di Claudio Bragaglio – Leggo su BsNews commenti alquanto variopinti sulliper-attivismo di Fabio Rolfi. Ma, a maggior ragione dopo le recenti uscite pubbliche dellon. Adriano Paroli, si può dire un qualcosa di più sensato che non sia un po di bru bru contro Rolfi? Pur tenendo conto che da qui al 2018 anche per le amministrative può cambiare il mondo intero.
Penso di sì, consapevoli appunto che si tratta solo delle prime mosse duna complicata partita a scacchi per la Loggia. E senza mai escludere una qualche sorprendente mossa del cavallo. Ma dubito molto chessa venga da parte del civismo di Onofri e di Ninì Ferrari, di cui pure sè parlato. Tentativi. Partenze e ripartenze, ma senza quagliare un vero rendez-vous.
Intanto va riconosciuto che Rolfi nel panorama del centro destra bresciano ha avuto (come sindaco supplente del supplente Paroli) e tuttora ha un suo specifico ruolo. Poi si può dire come molti dicono – tutto il male possibile, ma cè. Sapendo duna qualche differenza tra lessere ed il non essere, in politica. Rispetto a chi neppure è avvistabile da radar o da sonar. O a chi sè imbarcato in una guerra nucleare per il twitter di Laura Castelletti.
La mia impressione è quella di veder applicato lo schema delle recenti elezioni di Nave. Proprio così. In sostanza, data per persa la partita contro un valido sindaco uscente, Tiziano Bertoli, tanto valeva per il centro destra pagare da subito il prezzo alla Lega con il perdente Bassolini per ritrovarsi tra cinque anni con la speranza duna diversa candidatura. E così è andata, 53% a 39%.
A Brescia, in verità, Forza Italia vorrebbe riscuotere da subito lo scambio con i due capilista (se lItalicum non cambia) nei due collegi per le elezioni politiche. Ma, sul punto che più ci interessa, leventuale candidatura di Rolfi a sceriffo della Loggia ha la stessa logica, quindi la si fa cavalcare, immaginandola nellarido deserto della Death Valley.
Nonostante il surplace in pista del sindaco Del Bono (vedremo vedremo ) tutti infatti danno e giustamente – per scontata la sua ricandidatura, e con lo schema ampio del centro sinistra. Come nelle precedenti elezioni e come con Sala, vincente a Milano. E non già come a Torino, con il PD che sè ficcato in un cul de sac.
La riprova la si può avere anche dallintervista di Bonometti, che, come è noto, non è del tutto insensibile agli amici suoi del centro destra nostrano, ma che contro Del Bono non ha loro offerto sponda alcuna. Pur essendo un presidente AIB in uscita. Ma non avendo neppure raccolto quei risultati auspicati sul piano nazionale e sul piano provinciale in vari tentativi di scalate o scorrerie in campi da lui fortemente desiderati.
Quindi, tutto sommato, anche dal centro destra nostrano, notizie per ora confortanti
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