Unioni civili, tra sì, no e… vedremo. Il dibattito infiamma la politica bresciana

La questione delle unioni civili tra coppie dello stesso sesso infiamma il dibattito anche a Brescia. A sollevare il caso un articolo del Corriere della Sera in cui si sottolinea che in città le richieste depositate sono già 15 e si evidenzia il parere dell’assessore Federico Manzoni, che spiega “se il decreto attuativo (previsto per Ferragosto, ndr) non lo prevedrà espressamente, dovranno accontentarsi di un semplice ufficio”, dunque – allo stato delle cose – niente Santa Giulia e niente Castello. E nemmeno la fascia tricolore. Parole che hanno suscitato diverse polemiche da pare dell’Arcigay e della sinistra, anche tra i consiglieri di maggioranza del consiglio comunale (Francesca Parmigiani di Sel i castellettiani Mafalda Gritti e Fabrizio Benzoni).

Ma lo stesso Manzoni, avvocato, su Facebook chiarisce meglio la propria posizione: “Come già evidenziato in sede di Giunta ad inizio giugno, appare assolutamente prematuro disporre in concreto su materia che attende importanti disposizioni operative e applicative da parte del Governo (…). Così come occorre non dimenticare che la legge sulle unioni civili non prevede una forma di celebrazione, ma, più semplicemente, una dichiarazione. Non è peraltro farina del sacco dell’assessore Manzoni, ma dei massimi esperti del settore riuniti nell’Anusca (Associazione nazionale degli Ufficiali di Stato Civile e di Anagrafe) il rilievo che, stanti così le cose, la norma per la costituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso non prevede che la dichiarazione venga ricevuta in una sala aperta al pubblico e che l’Ufficiale di Stato Civile debba indossare la fascia tricolore. Ma, ripeto, meglio riparlarne a bocce ferme, ovvero allorquando tutti gli elementi normativi e applicativi saranno disponibili e vigenti”. Un invito, quest’ultimo, ripreso anche dal sindaco Emilio Del Bono.

Nel frattempo in provincia i sindaci della Lega – spiega sempre al Corsera l’ormai noto vicesindaco di Adro Danilo Oscar Lancini – annunciano che faranno obiezione di coscienza, rifiutando di firmare le dichiarazioni e facendo celebrare le unioni da dipendenti comunali. Con una sola – vistosa – eccezione, quella di Andrea Dal Prete, avvocato e sindaco di Polpenazze del Garda, che sottolinea: “La norma stabilisce che due persone omosessuali possano presentarsi in comune per le unioni civili. E il sindaco non può che rispettare la legge”. Mentre a sinistra Braone punta a essere il primo paese della provincia a celebrare le unioni civili: il registro verrà istituito contestualmente al decreto attuativo e, spiega il sindaco, “anche se l’uso della fascia tricolore venisse vietato la indosserei comunque”.

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Redazione BsNews.it

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