La sentenza contro l’assistente capo di Polizia, arrestato e finito ai domiciliari il 4 novembre del 2014 con l’accusa di peculato, è attesa per il prossimo 23 marzo. Secondo l’accusa, che ha chiesto cinque anni di condanna, il poliziotto di servizio al commissariato Carmine, avrebbe rubato due etti di cocaina dall’armadio dove venivano custoditi i corpi del reati.
I sospetti nei confronti del poliziotto erano partiti dalle segnalazioni della ex amante dell’uomo che aveva riferito come fosse stato lui stesso a raccontarle che faceva sparire la cocaina sostituendola con il bicarbonato. Stando alle verifiche successive “le buste contenute nell’armadio erano state visibilmente manomesse” e gli inquirenti non credono al complotto che lo stesso poliziotto ha raccontato di essere vittima.
Per la difesa, gli avvocati Alberto Scapaticci e Alessandro Bertoli invece, “mancano le prove” che sia stato proprio il loro assistito a rubare la droga. Al momento il poliziotto è ancora soggetto all’obbligo di firma.
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