A pochi giorni dall’inaugurazione della mostra in Santa Giulia dedicata al duo Chagall-Fo prevista dal 20 novembre al 15 febbraio, si infiamma la polemica sollevata da Piattaforma Civica. La Civica guidata dal consigliere comunale di minoranza, Francesco Onofri, ha criticato duramente la decisione presa dalla Fondazione Brescia Musei di rimandare al mittente la proposta di Goldin, già curatore delle grandi mostre bresciane all’epoca dell’amministrazione Goldin, che sarebbe costata alla Loggia 400mila euro, per poi costruire dopo pochi mesi la mostra Chagall-Fo con lo stesso esborso di soldi.

DI SEGUITO IL TESTO DELLA CRITICA APPARSO SU PIATTAFORMA CIVICA (Roberto Broccadoro):

Agli inizi di settembre avevo scritto della querelle agostana su “Goldin sì, Goldin no” che ha visto sulla stampa molte opinioni.
Quella che qui vorrei ricordare é quella di Massimo Minini, sostenuta anche dall’Amministrazione, che sosteneva che il tempo delle Grandi Mostre era passato, che non si può far cultura con questo tipo di manifestazioni blockbuster e che per Brescia si prevedeva una strategia (politica) culturale improntata sulla valorizzazione di ciò che è bresciano, il tutto da concepire come ‘prodotto fatto in casa’.
Ma la tentazione era troppo forte e anche la giunta Del Bono ha cambiato opinione (oltre che l’aria…fritta!) sull’argomento e così dal 19 novembre (il giorno che precederà il Consiglio Comunale che prenderà la decisione sul totale appalto della cultura a Fondazione Brescia Musei) ci sarà il vernissage della mostra su Chagall.
Ma cosa c’entra Chagall con Brescia? Quali rapporti o paralleli culturali legano il pittore di Vicebsk a Brescia? (…beh potremo fare un confronto tra vodka e grappa, magari coinvolgendo Bernardelli Curuz che ai tempi della mostra sui Maya si impegnò nella titanica imprese di capire quale valore simbolico ebbe il tacchino nei dipinti!).
Il tutto col tocco del drammaturgo Dario Fo, che non ha certo vinto il Nobel per la sua produzione pittorica e che con Brescia non ci azzecca nulla, o comunque quanto con Vicenza, Ascoli e Ragusa. Insomma questa mostra di bresciano non ha nulla…se non i soldi che dovremo pagare!
La mostra, che si compone di 33 opere di Chagall (17 dipinti e 16 disegni) e dunque una sorta di cameo, di piccola mostra dedicata all’artista russo, costerà ben 400.000 euro (il doppio di “Brixia: Roma e le Genti del Po” che è tuttora in essere) a cui, si dice, contribuiranno gli sponsor (sono curioso di sapere chi investirà ancora su Chagall dopo che una mostra con ben 220 opere si è chiusa a Milano lo scorso febbraio ed una è aperta in questo periodo a Monza).
In tal senso sembra, infatti, che Chagall sia più sovraesposto degli Impressionisti se dal 2010 a oggi sono state fatte appena una ventina di mostre in Italia.
Nelle dichiarazioni della presentazione il Direttore di Brescia Musei, Di Corato, l’Assessore Castelletti e il Sindaco Del Bono hanno sottolineato in maniera insistente che la mostra di Chagall è un “nostro prodotto” (nel senso che è stato concepito, studiato e pensato tutto a Brescia e solo per Brescia) con la stessa determinazione di chi convintamente e pervicacemente nega davanti all’evidenza.
E Minini? Il presidente di Brescia Musei (da cui ci aspetteremmo se non un ruggito di dignità, almeno un miagolio) si tradisce dicendo che con la mostra si pone mano al “problema dell’arte contemporanea” (arte contemporanea? Chagall un contemporaneo?…tuttalpiù arte moderna per un autore di inizio Novecento).
Come mai questo cambiamento repentino dopo la ‘crociata’ estiva?
Motivi veri non mi pare ne siano stati addotti se non la sottolineatura, che nelle dichiarazioni sembrava più una excusatio non petita, rispetto al fatto che la mostra sia un “nostro prodotto”. Proviamo allora a mettere in fila alcuni dati oggettivi:

  • il Direttore di Brescia Musei Di Corato ha portato a Brescia Giunti Editore a cui era già legato quando era a Siena;

  • i cataloghi della mostra “Brixia: Roma e le Genti del Po” sono editi da Giunti Editore e come sappiamo, purtroppo, la mostra sta facendo numeri di visitatori molto bassi con l’ovvia conseguenza, tra le altre, che anche il numero di cataloghi venduti siano a pochi zeri;

  • la mostra (“un progetto unico, pensato solo per Brescia” come ha affermato il Sindaco Del Bono) era stata preparata dal museo di Stato di San Pietroburgo per Stoccolma, ma non essendoci le garanzie finanziarie sufficienti, i quadri sono rimasti in Russia. A quel punto, non certo per un senso di generosità disinteressato (dovrà ben recuperare i mancati introiti legati alla vendita dei cataloghi della mostra archeologica!), il consigliere delegato di Giunti Editore, Filippo Zevi, l’ha proposta a Brescia Musei;

  • Filippo Zevi è molto amico della famiglia Chagall e non è un caso che il catalogo della mostra di Milano “Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985” (tenutasi dal 16 settembre 2014 al 1 febbraio 2015) sia edito da Giunti. Per non lasciare nulla al caso la curatrice della mostra milanese è stata Claudia Beltramo Ceppi, consorte di Filippo Zevi.

Dunque il quadro, giusto per restare in tema, sembra un mistero…buffo!?!
Non ci resta che aspettare in trepida attesa la possibilità di visitare questa brescianissima mostra, conoscere gli sponsor che copriranno le spese (se non ci saranno il Comune dovrà coprire le spese di due mostre!) e, naturalmente, comprarci il catalogo Giunti.

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Redazione BsNews.it

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