Con un comunicato l’esponente del Pd, Claudio Bragaglio, già assessore durante l’era Corsini, è intervenuto per esprimere la propria perplessità nei confronti del progetto sfumato Nibiru Planet che avrebbe dovuto trasformare l’area della fiera di Brescia in un grande parco tecnologico.

DI SEGUITO IL TESTO DEL COMUNICATO:

Ho condiviso un recente intervento pubblico di Flavio Pasotti sulla penosa vicenda del parco tecnologico ‘Nibiru Planet’, (BresciaOggi 1.5.2015). Anch’io sono tra i non molti che avevano nutrito seri dubbi sulla praticabilità di quel progetto. Poi, come sempre in questi casi, ci si augurava pure di sbagliare.

Ma a cose fatte, ed ormai sfinite, ci si deve interrogare sulla insostenibilità economica d’una operazione che presupponeva numeri irrealistici di fruitori e un’area metropolitana esistente solo nella fantasia d’un tracciato di compasso sulla carta geografica. Avevo pure immaginato – sapendo come s’aggiustano queste cose quando poi precipitano i bilanci – la futura e perentoria richiesta al Comune d’un paracadute, rappresentato a quel punto solo da un cambio di destinazione d’uso e da operazioni immobiliari.

Di recente Sandro Belli (uno dei ‘saggi’ del sindaco di Brescia) è intervenuto sostenendo che ‘servono ampi spazi espositivi per una Fiera della Lombardia orientale’. Rigirando peraltro il ferro rovente nella piaga – visto che a Brescia una struttura c’era – con la Fiera di Vicenza che cancellava il ricordo di EXA. Persino la modesta Vicenza – in campo armiero – ben più forte della Leonessa! Peraltro soddisfatta d’esser ineguagliata per il suo bel museo delle armi in Castello, il ‘Marzoli’.

Ha ragione Pasotti. La vicenda della Fiera è stata chiusa troppo precipitosamente. E da chi in precedenza l’aveva malamente gestita. Con responsabilità su cui, per malintesa carità di patria, s’è troppo sorvolato.

Davanti ai profondi cambiamenti della nostra realtà (deindustrializzazione, taglio delle risorse al settore pubblico, penalizzazione infrastrutturale…) ritengo che un certo ottimismo di maniera sconfini ormai nell’illusionismo. L’orgoglio bresciano per l’albero della vita all’Expo, ci sta tutto e bene, ma ad aziende aperte e non chiuse.

Da tempo manca una visione d’insieme sul nostro futuro. Si sostiene giustamente. E manca pure la consapevolezza del nuovo ruolo che è chiamata a giocare Brescia. Non facile a definirsi sul palcoscenico dell’Europa e del mercato globale. Costretta oggi persino a parare i colpi d’un recente sfregio per un declassamento della scuola bresciana, dovuto alla stolida ottusità d’un Ministero.

Da tempo il sindaco Del Bono ha messo in campo alcune valide idee che possono dispiegarsi.

In primo luogo la Brescia-città di oggi, che vive della sua storia di capoluogo, ma che cammin facendo ha pure visto venir meno alcuni elementi un tempo qualificanti.

L’idea del futuro è la Brescia più grande, integrata con il suo Hinterland, che costruttivamente interagisce con l’intera provincia. E non certo per il richiamo ad un’antica autorità di nobiltà o di spada. Con un ruolo che obbiettivamente questo ‘nuovo capoluogo’ è chiamato ‘strategicamente’ ad assumere a maggior ragione a fronte del rischio d’un ridimensionamento (per non dire d’una liquidazione ) di Province e di Camere di Commercio. In presenza, oltretutto, della necessità di ridefinire un nuovo rapporto con la Giunta lombarda, su partite come il futuro del Metrò e del trasporto pubblico. E molto altro ancora. Comprese le vicende Caffaro e Tintoretto.

Novità sostanziali (di scelte strategiche e indisponibilità di risorse) che dicono anche della necessità di ‘ribaricentrare’ gli stessi programmi del governo locale, sulla base d’un confronto ampio – civico, associativo ed istituzionale – non limitato alla sola maggioranza.

La ‘Giunta dei sindaci’ è chiamata quindi – per esigenze comuni ed obbiettive – ad esprimere un deciso salto nella qualità del governo locale. Urbanistica, ambiente, trasporti, servizi, demografia… tutto va nella direzione di un ‘nuovo capoluogo’.

Il secondo momento chiama in causa l’area della Lombardia orientale, come lo stesso Del Bono ha più volte sostenuto, con un ruolo nuovo di Brescia. E qui entrano in campo infrastrutture, ciclo delle acque, turismo… E la stessa decisiva vicenda di A2A, anche in rapporto a Linea Group Holding.

Anche su questo punto ha ragione Pasotti. Non si può immaginare Brescia che gestisca nel contempo due linee contraddittorie, accordo e scontro con le realtà provinciali contigue. E relativi rischi, già incorsi con l’aeroporto di Montichiari. E pure in parte con A2A. Con la presunzione verbale di ritenersi degli Orazi, ma poi nella disfida reale far la fine dei Curiazi.

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Redazione BsNews.it

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