Il corpo industriale della Caffaro di via Milano non va abbattuto. Questo il progetto del Comune di Brescia. Le motivazioni sono sia di tipo architettonico, cioè si tratterebbe di pregevole esempio di archeologia industriale, ma anche di tipo morale, cioè come monito e simbolo dell’avvelenamento e del disastro ambientale causato in città.
Nel prossimo PGT la Loggia modificherà la destinazione d’uso dell’area della Caffaro da «produttiva» a «verde pubblico», mentre l’edificio di via Milano sarà ripensato come spazio pubblico.
«Prevediamo che nella fabbrica ci sarà uno svuotamento della funzione produttiva per lasciare posto ad un bosco o ad un parco in parte fruibile. Per questo abbiamo deciso la destinazione a verde pubblico. – ha dichiarato al Corriere della Sera l’assessore all’urbanistica di palazzo Loggia Michela Tiboni – I capannoni con gli impianti e le cisterne inquinanti presenti su via villa Glori e via Nullo possono essere abbattuti. Ma l’edificio su via Milano, con lo storico ingresso alla fabbrica, ha senso che venga conservato».
Il quotidiano ricorda come i dati Arpa e del Comune mostrino come l’inquinamento sia al massimo in prossimità dell’ex reparto Pcb e che a Nord di via Milano non si trovi: ciò implicherebbe un più facile recupero degli edifici che si affacciano su via Milano, che quindi non avrebbero veleni nelle fondamenta tali da richiedere una bonifica.
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