Il tribunale del riesame di Brescia ha deciso di liberare Elvis Elezi e di concedere gli arresti domiciliari a El Madhi Halili, entrambi arrestati il 25 marzo scorso dalla Digos di Brescia rispettivamente per arruolamento con finalità di terrorismo anche islamico e per apologia dello Stato Islamico.
La sentenza assomiglia molto a quella che ha concesso la libertà a Anal El Abboudi, 22enne marocchino residente a Vobarno arrestato per addestramento con finalità di terrorismo ma scarcerato dopo poco per insufficienza di prove a suo carico. Dopo essere stato scarcerato però, Anas il 14 settembre del 2014 è partito combattere in Siria nell’esercito dell’Is, e da quel giorno non ha più fatto ritorno a casa. Potrebbe anche essere morto in qualche azione terroristica visto che la famiglia non ha contatti con lui dal gennaio del 2014 quando Anas aveva chiamato a Vobarno per salutare la madre.
Ebbene, la sentenza emessa dal tribunale del riesame di Brescia lascia libero il potenziale arruolatore albanese Elvis Elezi, mentre quello che era considerato il mujaheddin, colui che voleva arruolarsi, avrà l’obbligo dei domiciliari e per cinque anni sarà osservato speciale con obblighi e limitazioni della propria libertà.
Per i giudici del riesame infatti gli indizi raccolti non sono sufficienti per tenere in carcere Elvis Elezi e El Madhi Halili, nonostante gli inquirenti, dopo l’analisi del computer dell’aspirante mujaheddin, abbiano trovato un vademecum per aderenti all’Isis dove c’erano tutte le indicazioni per realizzare ordigni e tutto il materiale necessario per un attentato. Halili, 20 anni, è anche ritenuto il presunto autore del manuale in italiano “Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”, documento di 64 pagine considerato dal gip Cesare Bonamartini, che aveva ordinato la custodia in carcere, una prova della ”concreta possibilità di contribuire a indurre giovani musulmani ad arruolarsi nell’Is, con commissione di delitti in materia di terrorismo internazionale”. Non solo. Halili per il gip era anche in “contatto con la filiera albanese di reclutamento” che si occupava di far estradare gli aspiranti guerrieri in Siria e Iraq.
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