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Bonometti (Aib) risponde a Bertoli (Fiom): agisco nell’interesse del territorio, con orgoglio

Con una lunga nota il presidente di Aib, Marco Bonometti, interviene per rispondere alle accuse mosse contro di lui dal segretario generale della Fiom, Bertoli e sottolinea: “Non faccio politica, vorrei occuparmi solo della mia azienda, per la quale continuo testardamente ad investire a Brescia ed in Italia, e di AIB. Ma Lo prego di rivolgere ad altri questo invito, a tutti quegli altri che mi tirano la giacca per coinvolgermi in cose che non fanno parte della mia vita professionale o personale. Pressioni alle quali finisco per dover cedere, quando constato che sono in ballo interessi che sono di carattere generale, che impattano su questo territorio, di cui io sono figlio, orgoglioso di esserlo".

DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO:

Ho letto le considerazioni espresse dal Segretario Generale della Fiom di Brescia, e non posso esimermi dal formulare alcune precisazioni.

Bertoli esprime, peraltro con correttezza formale che apprezzo, alcune critiche essenzialmente su tre punti del mio intervento nel dibattito organizzato dalla Fondazione San Benedetto, e termina dandomi un suggerimento.

Dio, Patria e Famiglia – concetti che io ho evocato durante il mio intervento e sui quali Bertoli appunta qualche spillo – sono concetti ai quali io ritengo si debba tutti ritornare, se si vuole sperare di avere ancora, in futuro, una società che abbia dei valori condivisi, sui quali si possa costruire una Nazione che abbia una sua identità, suoi obiettivi, suoi ideali ed idee precisi su come perseguirli, con rispetto delle leggi, dei principi, a cominciare da quelli morali, delle regole di civile convivenza, con rispetto degli altri, soprattutto, senza il quale qualsiasi società rischia di diventare una giungla. In questo mio dire non c’era altro, anche perché io non faccio altro, e soprattutto non faccio politica, e sfido Bertoli e chiunque altro a dimostrarmi che Dio, Patria e Famiglia non fanno parte della cultura e della tradizione della nostra città, patria delle Dieci Giornate, di Martiri, eroi e Papi.

Quanto alla logica dell’assistenza, di cui Bertoli mi accusa, c’è evidentemente un refuso, non so di chi. Io ho affermato, e lo riconfermo, che bisogna uscire dalla logica dell’assistenzialismo, che tanti danni ha creato all’Italia, e della quale un certo sindacato è stato strenue sostenitore, ancora non pentito, nonostante i disastri. Il Job’s Act è tutt’altra cosa, inizia a rimettere le cose a posto con enorme ritardo, che ha determinato l’emigrazione di una quota importantissima del PIL, con conseguente crisi e disoccupazione. Così come tutt’altra cosa è lo sgravio contributivo, in una Italia con contributi previdenziali a carico delle imprese tra i più alti al mondo e con oneri fiscali che superano i due terzi degli utili, con tasse che le imprese pagano perfino sui costi, una follia solo italiana!

Terzo “capo di imputazione” che Bertoli mi rivolge è la mia visione del Sindacato, il fatto che io dica al sindacato cosa dovrebbe fare, che il mondo è cambiato. Bertoli ha ragione, l’ho detto. E continuerò a dirlo, perché io sono convinto che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte se vogliamo uscire dalla palude in cui soffochiamo. Gli imprenditori devono investire, il sindacato deve stimolare la propensione agli investimenti. Rammenta Bertoli quando bastavano 40 ore di lavoro affinché il rapporto di lavoro diventasse a tempo indeterminato? Rammenta quando le aziende in crisi finivano in grembo alla Gepi? Anche da lì deriva il nostro colossale deficit sul PIL, che rischia di far morire ogni nostra residua ambizione. Anch’io, ritengo, come Bertoli, che l’ascolto, la discussione, il confronto, siano una ricchezza. Ma in termini temporali rispettosi del buon senso e delle esigenze. Altrimenti sono esercizi retorici, che non servono a nulla ed a nessuno, lasciando insoluti i problemi, che inevitabilmente marciscono. In un giorno, volendo, si possono raggiungere intese coraggiose ed innovative, pilastri di una rinascita, così come in un solo foglio stanno i Dieci Comandamenti, pilastro dell’Umanità.

Quanto al suggerimento di Bertoli di non occuparmi di troppe cose, come sport, viabilità, fiere, io sono d’accordo con lui. Vorrei occuparmi solo della mia azienda, per la quale continuo testardamente ad investire a Brescia ed in Italia, e di AIB, per questi quattro anni del mio mandato, ormai al giro di boa. Ma Lo prego di rivolgere ad altri questo invito, a tutti quegli altri che mi tirano la giacca per coinvolgermi in cose che non fanno parte della mia vita professionale o personale. Pressioni alle quali finisco per dover cedere, quando constato che sono in ballo interessi che sono di carattere generale, che impattano su questo territorio, di cui io sono figlio, orgoglioso di esserlo. Preferirei anch’io che si rivolgessero ad altri, magari al sindacato, che nella sua storia ha saputo produrre Ministri, Vice Ministri, Sottosegretari di Stato, Segretari di partito, Presidenti del CNEL, dell’INPS dell’INAIL, di innumerevoli Enti, Commissioni, Delegazioni, Missioni, e che in virtù di tale esperienze potrebbe fare molto meglio di me, se solo glielo chiedessero.

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Redazione BsNews.it

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