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Il grillino Crimi critica le cariche della polizia. Poi precisa: la colpa è dei singoli

"Sia chiaro: non ho mai condiviso – né mai condividerò – l’atteggiamento di chi provoca gratuitamente le forze dell’ordine, di chi si reca a manifestazioni (anche sportive) o cortei con il volto coperto o bardato con strumenti per l’offesa, neanche andasse in guerra. Ma questo video racconta un’altra storia". Così Vito Crimi, del Movimento 5 Stelle, commenta il video che sta girando in rete di un momento di tensione della manifestazione di sabato a Brescia, mentre la polizia, dopo aver chiesto ai manifestanti di disperdersi, decide di caricare. Crimi – con un post del 24 marzo – si mette dalla parte dei manifestanti, scrivendo un lungo post su facebook, dove sottolinea come le immagini raccontino "la storia di un gruppo di manifestanti che potrebbero sì aver infranto qualche regola (presidio non autorizzato), ma che non hanno usato violenza, tale da essere repressa con altra violenza".

Il giorno dopo, quindi, è arrivato un secondo post ("Forze dell’ordine una risorsa da tutelare"), in cui Crimi sottolinea: "Non ho mai messo in discussione il ruolo fondamentale che svolgono le Forze dell’Ordine nel provvedere alla pubblica sicurezza, alle volte sfregiato dagli eccessi individuali di qualche soggetto o di un gruppo". "Le Forze dell’Ordine – continua . vanno tutelate non solo dagli attacchi esterni, ma anche da quei suoi stessi uomini che dall’interno, attraverso azioni sprovvedute, ne possono minare la credibilità e la percezione di affidabilità da parte dei cittadini". Insomma: Crimi precisa che sarebbe "colpa" di chi ha ordinato la carica e non della Polizia (che però non pare intenzionata a prendere distanze dal suo funzionario).

QUI IL PRIMO POST IN VERSIONE COMPLETA

Sia chiaro: non ho mai condiviso – né mai condividerò – l’atteggiamento di chi provoca gratuitamente le forze dell’ordine, di chi si reca a manifestazioni (anche sportive) o cortei con il volto coperto o bardato con strumenti per l’offesa, neanche andasse in guerra.

Ma questo video racconta un’altra storia.

Racconta la storia di un gruppo di manifestanti che potrebbero sì aver infranto qualche regola (presidio non autorizzato), ma che non hanno usato violenza, tale da essere repressa con altra violenza.

Racconta la storia di un funzionario di polizia che ordina una carica, dopo aver ripetuto come una litanìa, in modo quasi insofferente ed anzi ansioso di procedere alla carica, le paroline chiave «In nome della legge vi ordino di disperdervi. In nome della legge vi ordino di disperdervi. In nome della legge vi ordino di disperdervi». Poi lo sceriffo si scaglia contro i primi malcapitati che gli arrivano a tiro e cala il manganello. Attenzione: non brandisce lo strumento per allontanare, intimare e spronare la folla a disperdersi. Parte con il manganello alzato e randella. Punto.

Racconta la storia degli agenti sotto il suo comando, spaesati, incapaci di comprendere la dinamica degli eventi, quasi presi in contropiede da chi dovrebbe condurli con intelligenza e polso fermo. Non alzano il manganello, lo seguono a stento e di par loro cercano di disperdere la folla con l’intimidazione, ma senza sferrare colpi a destra e a manca.

Le forze dell’ordine dovrebbero garantire la sicurezza, la nostra sicurezza.

Tuttavia in questo caso, il responsabile di turno – e la sua responsabilità individuale è chiara, non c’è "comparto" o "sezione" che tengano, dietro i quali trincerarsi – anziché garantire la sicurezza dei cittadini ha creato le condizioni per metterla in pericolo.

Il video però non racconta la storia che c’è dietro le quinte, le motivazioni, le ragioni, gli argomenti, i fatti per i quali queste persone sono scese in piazza, e il malessere sociale che da troppo tempo covano, fino all’esasperazione.

Le indagini sono in corso e probabilmente verrà dimostrato che fra loro c’era qualcuno con cattive intenzioni. Ma i motivi della contestazione non nascono e muoiono nella giornata di ieri. Risiedono in un dramma annoso, insoluto e devastante, esploso già nel 2010 con l’occupazione della gru di Piazzale Cesare Battisti a Brescia.

È il girone dell’inferno dei permessi di soggiorno, degli uffici di questura ridotti ai minimi termini, al collasso, che non riescono a reggere la mole di richieste e determinano ritardi nel rilascio dei permessi con la conseguenza che i richiedenti risultano clandestini fino al rilascio del documento, nonostante abbiano maturato da tempo tutti i requisiti per essere ritenuti regolari.

È una questione sulla quale più e più volte ci si è espressi, denunciata a tutti i livelli, anche in queste aule parlamentari e nelle commissioni competenti, e che in risposta ha ricevuto sempre silenzio e teste basse da parte dei ministri e sottosegretari, incapaci di fornire risposte certe e soluzioni.

Ora a fronte di una situazione tanto repressa, esasperata e dolorosa, cosa fa lo Stato nella persona di colui che dovrebbe essere il garante dell’ordine pubblico? Manganella.

È inaccettabile.

Poi siamo noi quelli che «rifiutano il dialogo».

 QUI IL SECONDO POST IN VERSIONE COMPLETA

FORZE DELL’ORDINE, UNA RISORSA DA TUTELARE

Ieri ho denunciato un episodio, a mio avviso grave, che ha visto come protagonista un funzionario di polizia. Il mio intervento ha suscitato – ovviamente – qualche polemica.

Ma come avevo premesso, non ho mai messo in discussione il ruolo fondamentale che svolgono le Forze dell’Ordine nel provvedere alla pubblica sicurezza, alle volte sfregiato dagli eccessi individuali di qualche soggetto o di un gruppo.

Ruolo che non metto in discussione nemmeno oggi, ed anzi riconosco essere stato svolto in maniera eccellente dalla Procura e dalla Questura di Brescia, che si sono distinte per la propria attività di indagine.

Gli arresti che oggi smantellano una cellula jihadista in Italia sono il frutto di un lavoro investigativo importante e approfondito che, ad una prima lettura, sembra abbia ricevuto un impulso anche dall’attività promossa dalle nostre agenzie di intelligence, forse in virtù delle prerogative introdotte dal D.L. antiterrorismo, la cui conversione in legge è ancora in corso alla Camera.

Le Forze dell’Ordine vanno tutelate non solo dagli attacchi esterni, ma anche da quei suoi stessi uomini che dall’interno, attraverso azioni sprovvedute, ne possono minare la credibilità e la percezione di affidabilità da parte dei cittadini. 

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Redazione BsNews.it

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