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La vedova Franzese: mio marito era tutto passione per volo e famiglia

Sono trascorsi sei mesi dal giorno in cui suo marito – il maggiore pilota Piero Paolo Franzese del Sesto stormo dell’Aeronautica militare di base a Ghedi – è morto insieme ad altri tre colleghi durante un’esercitazione nei cieli delle Marche .

La vedova, Alessandra De Felice ha deciso di raccontare suo marito in un lungo messaggio affidato al quotidiano locale Giornale di Brescia. La donna vive a Montichiari insieme al piccolo Federico, il bambino nato dall’amore con Paolo. Una testimonianza che la vedova ha voluto scrivere per ricordare il marito, scomparso a 35 anni mentre svolgeva il suo lavoro.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO

In qualità di moglie, sento il dovere di raccontare la vera essenza di Paolo a tutti coloro che non hanno avuto il privilegio di incontrarlo sulla propria strada.

Chi era mio marito? Un ufficiale aviatore, un umile servitore dello Stato che, sin da ragazzino, coltivava una passione: volare per l’Aeronautica Militare. Ha dedicato la sua vita al raggiungimento di questo obiettivo con fermezza e determinazione. A 16 anni si è avviato alla vita militare precocemente, frequentando la scuola Militare Nunziatella. Ha poi studiato in Accademia Aeronautica a Pozzuoli, per proseguire poi la formazione negli Stati Uniti, laddove ha conseguito il brevetto di navigatore militare.

Un’adolescenza e una gioventù sacrificate con entusiasmo per la sua grande passione. Eppure i veri sacrifici sono iniziati dopo il compimento degli studi. Assegnato al 154° gruppo del 6° Stormo a Ghedi, alla fine del 2005, ha intrapreso la sua carriera di ufficiale navigatore: giornate lavorative interminabili, manuali da studiare anche di notte, valigie e divise sempre pronte, responsabilità incalzanti, spostamenti continui, esercitazioni, missioni, settimane o mesi lontani dai propri affetti, cellulare sempre acceso, reperibilità, trasferimenti, rischieramenti improvvisi, e poi di nuovo valigie. Mio marito, come tutti i suoi colleghi e colleghe, viveva la sua professione quasi totalizzante con dedizione e ardore, a discapito della propria vita privata, infatti dietro ognuno di questi ragazzi si celano sempre famiglie che vivono di riflesso una vita estremamente movimentata e complessa.

Paolo era un brillante professionista, passione e lealtà erano il suo pane quotidiano. Con una salda preparazione ed esperienza (l’anno scorso aveva raggiunto 1.000 ore di volo, e quest’anno aveva conseguito la qualifica di istruttore) viveva il suo lavoro con generosità ed umiltà. Era ben voluto e stimato da tutti, molti colleghi mi hanno confessato di aver perso, oltre che un grande amico, un’importante figura di riferimento professionale. I suoi colleghi, più che amici, si possono definire fratelli perché il tempo e le esperienze condivise li eleva a un rapporto di fratellanza. Negli ultimi anni infatti Paolo ha trascorso più tempo a lavoro con loro che con la sua famiglia.

Dopo qualche iniziale preoccupazione sulle difficoltà che la vita accanto a Paolo mi avrebbe riservato, nel 2011 ho lasciato la mia amata Campania e l’ho raggiunto a Montichiari. In pochissimo tempo ci siamo dati l’un altro, colmi di amore e di entusiasmo. Il 28 Dicembre 2011 ci siamo promessi di amarci e onorarci tutti i giorni della nostra vita finché morte non ci avesse separati. Non potevo immaginare che da lì a meno di tre anni un destino crudele ci avrebbe tragicamente divisi.

Il destino ci ha concesso poche stagioni ma queste stagioni sono state una favola ad occhi aperti. Paolo ed io eravamo una squadra vincente, insieme abbiamo vissuto la gioia dello stare insieme, e dato la gioia a chi ci stava accanto. La nostra quotidianità era scandita da feeling, comprensione, sintonia, affettuosità e tante risate. Insieme ci illuminavamo! Paolo è sempre stato un marito presente, affettuoso, premuroso e attento. Soffriva per avermi strappato ai miei affetti per seguire la sua carriera. Io sorridendo gli rispondevo che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Altruista e sensibile, Paolo si preoccupava sempre del suo prossimo, cercava di cogliere e appagare le esigenze di tutti, e nonostante l’esiguo tempo libero, lo dedicavamo volentieri agli altri. Circa una volta al mese ci concedevamo un week-end partenopeo, rientravamo nel nostro amato agro-nolano ad abbracciare i genitori, parenti e amici che ci aspettavano.

Quarantottore di full immersion nella nostra amata terra di origine, nella quale ci districavamo in piacevolissimi pranzi, cene, caffè, apertivi con i nostri cari, dedicando a ciascuno un po’ del nostro tempo, che volava sempre troppo in fretta. La domenica sera durante il volo di ritorno portavamo con noi la malinconia del rientro ma anche quel senso di soddisfazione per tutto quello che eravamo riusciti a fare! Paolo amava dedicarsi agli altri, amava la fotografia, la buona tavola, cucinare, viaggiare, e aveva il culto del caffè, quello che solo a Napoli sanno fare, unica eccezione, quello fatto da lui! Amava la sua famiglia, adorava me e il nostro piccoletto, che il 4 Settembre del 2013 è venuto al mondo, arricchendo la nostra famiglia. Paolo è stato un padre eccezionale, dal cambio pannolini alla preparazione delle pappe era amorevole, pratico ed efficiente quanto una madre e con sua immensa soddisfazione la prima parola di nostro figlio è stata “papà”. In tre ci sentivamo una squadra ancora più forte, abbiamo vissuto undici mesi di indescrivibile felicità. Il nostro piccolo angelo aveva completato la nostra dimensione familiare. Paolo ha lasciato un vuoto incolmabile come marito, come padre, come figlio, fratello, amico e collega. La sua scomparsa è per me un dolore insostenibile. Il mio rammarico più grande è che Federico non avrà la fortuna di poter essere cresciuto da un formidabile papà, la mia speranza adesso è che un giorno sarà un uomo altrettanto formidabile, proprio come suo padre.

 

Alessandra De Felice

vedova del maggiore Paolo Piero Franzese

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Redazione BsNews.it

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