(e.b) Cuore, passione, curiosità e coraggio: sono questi gli ingredienti del successo imprenditoriale dei quattro relatori che questa mattina, davanti agli studenti del quarto e quinto anno del Cfp Francesco Lonati e Its Machina Lonati e moderati dal direttore del Giornale di Brescia, Giacomo Scanzi, hanno raccontato il loro viaggio di successo all’interno del mondo del lavoro.

Quattro imprenditori – Marinella Franzoni (titolare della Facchini Francesco Spa), Franco Gussalli Beretta (vicepresidente e amministratore delegato della Beretta Spa), Marco Bonometti (presidente e amministratore delegato di Omr, presidente di Aib) ed Ettore Lonati (presidente della Lonati Spa e della Fondazione Lonati) -. che, grazie alla perseveranza e alla dedizione per ciò che fanno, hanno saputo cambiare la propria storia e costruire un futuro lavorativo per centinaia di migliaia di persone.

Ognuno arriva da un’esperienza diversa. C’è chi, come Marinella Franzoni, è stata “catapultata in azienda da un giorno all’altro dopo la scomparsa di mio padre” e si è dovuta “improvvisare imprenditrice venendo dal mondo dell’istruzione”. “Sono partita da zero – ha raccontato – non sapevo nulla di quello che avrei dovuto fare e così ho lasciato che chi ne sapeva più di me mi aiutasse a capire come funzionava un’azienda”. I momenti difficili non sono mancati “ma ho imparato che i problemi, anche quelli che sembrano grandi e insormontabili, si risolvono scomponendoli in tanti piccoli problemi, molto più semplici da affrontare e da risolvere”. Tra i valori che hanno caratterizzato il lavoro della Franzoni, al primo posto l’imprenditrice mette “l’etica, quella che ancora oggi governa ogni mia scelta professionale e personale – ha ribadito -. Mi sono sempre detta che se avessi dovuto scendere a patti con la mia etica avrei abbandonato. Se sono ancora qui è perchè non l’ho mai fatto”.

L’esperienza di Franco Gussali Beretta è decisamente diversa. Lui è cresciuto nell’impresa di famiglia di Gardone Val Trompia e all’interno dell’azienda ha costruito il suo successo imprenditoriale, lo stesso che spera “di trasmettere alle generazioni future, quelle che domani saranno chiamate a prendere le decisioni per il bene dell’azienda”. Il bene dell’azienda, ecco cosa “muove la passione di un imprenditorie”. Bene che va perseguito attraverso “la passione per quel che si fa, per il prodotto che si commercializza così come per l’idea”, ma che necessita anche della giusta dose di rischio, e non solo finanziario. “La prima cosa che si mette in gioco quando si persegue un’idea imprenditoriale è la propria carriera – ha dichiarato il numero uno di Beretta -. nella consapevolezza che potrebbe andare bene ma anche molto male”.

Concetto ribadito anche dal presidente di Aib e titolare di Omr, Marco Bonometti, che nel suo modello d’impresa mette al primo posto “il coraggio e la determinazione, oltre alla passione per quel che si fa e ad un bagaglio di valori che ci si costruisce dall’infanzia, prima attraverso l’insegnamento dei genitori e poi grazie alla formazione e all’esempio degli insegnanti della scuola”. Il denaro, a quanto pare, è l’ultimo dei fini da perseguire, “se non fosse che attraverso di esso è possibile continuare a portare avanti l’impresa e quindi la propria passione”, ha ammesso il presidente di Aib. Le qualità principali di un imprenditore? “Tanto impegno, ancora più oggi giorno dove la concorrenza è sempre più forte, e fiducia in se stessi e nelle proprie idee. Il guadagno è solo il metro di misura per giudicare il successo, ma sono le idee il vero successo di un imprenditorie e purtroppo oggi ci sono poche idee”.

Idee che invece non sono mancate ad Ettore Lonati, padre fondatore del Cfp e Its Machina Lonati e presidente della Lonati spa, che dopo aver fatto la gavetta, è entrato nella ditta del padre, trasformandola nella società leader mondiale nella produzione di macchinari per la fabbricazione di calze, con stabilimenti sparsi in tutto il mondo. “Il filo conduttore della mia vita è sempre stata la curiosità così dopo 10-15 anni passati a studiare e a perfezionare i macchinari per le calze, a 40 anni ho deciso di ricominciare da zero e imparare tutto ciò che bisognava sapere sul mondo dell’acciaio – ha raccontato -. Ho indossato elmetto e scarpe con la punta di ferro e sono andato in mezzo agli operai ad imparare il lavoro”.

Ognuno ha vissuto un’esperienza diversa, è partito con background e mezzi diversi ed è arrivato ad obbiettivi diversi, ma il denominatore comune di questi quattro imprenditori sembra essere lo stesso: “il lavoro è il nostro divertimento”.

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Redazione BsNews.it

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