“Parlando con le realtà locali, come la nostra, il consorzio Cepav Due e il territorio ne trarrebbero un grande beneficio. Anche sul versante economico. Condivido in toto l’appello di Aib e Daniela Grandi”. A dirlo è Ettore Lonati, patron del Gruppo Lonati e presidente di Alfa Acciai, che commenta così l’ipotesi che vengano aperte sei nuove cave di prestito (per un totale di 11 milioni di metri cubi) per recuperare i materiali necessari ai lavori Tav nel Bresciano. Una deroga – sottolinea Lonati nell’intervista rilasciata a BsNews.it – che non trova giustificazione nella situazione bresciana, con numerose cave già attive collocate lungo il percorso e acciaierie pronte a fornire materiali ottimali a costo inferiore rispetto alla ghiaia.

Cosa potreste fornire voi a Cepav Due?
Alfa Acciai, oltre all’acciaio, produce un materiale inerte e certificato che si chiama sinstone (abbreviazione di syntetic stone, pietra sintetica). Abbiamo in corso la fornitura di 60.000 tonnellate alla discarica di Malagnino (Cremona) per realizzare la copertura drenante e 50.000 tonnellate a chi sta posando il sottofondo stradale della Paulese. Il nostro materiale, oltretutto, ha una stabilità senza paragoni e permette di ridurre notevolmente i costi di manutenzione delle strade rispetto alla ghiaia. I piazzali dell’Alfa Acciai, che sopportano un flusso importante di camion, sono stati realizzati così e non hanno problemi.

Qualcuno giustifica il ricorso alle cave di prestito anche con la necessità di abbassare i costi.
Il nostro materiale costa anche meno: parliamo di 2-3 euro alla tonnellata, trasporto escluso, contro i 6 della ghiaia mista.

La questione dei trasporti non è secondaria nel determinare il costo finale.
Già. Ma alcune delle cave già aperte sul territorio sono collocate a pochi metri dal tracciato della Tav e le stesse acciaierie – Alfa Acciai, Arvedi, Feralpi e Brunori sono di fatto collocate lungo il percorso – potrebbero soddisfare a basso costo buona parte dell’esigenza complessiva.

A chi, invece, pone la questione ambientale, che risponde?
In altre zone d’Italia qualcuno ha fatto il furbo, consegnando scorie non pulite dalla calce, che rischia di compromettere la stabilità delle strade e ha un forte impatto ambientale. Ma il nostro è un materiale assolutamente pulito e certificato. Di certo la questione dei continui subappalti non aiuta, visto che nei diversi passaggi c’è il rischio che qualcuno mescoli i diversi materiali abbassandone la qualità. Ma quello è un problema che riguarda le procedure di appalto ed, eventualmente, la giustizia.

Dunque, secondo lei, come mai Cepav Due ha deciso di percorrere la strada delle cave di prestito?
Non so. Forse hanno semplicemente impostato un meccanismo generico che può andare bene in realtà diverse da Brescia. Ma qui, a differenza di altri territori, ci sono diverse cave sottoutilizzate e acciaierie collocate lungo il percorso. Parlando con le realtà locali, come la nostra, il consorzio Cepav Due e il territorio ne trarrebbero un grande beneficio. Anche sul versante economico. Per questo condivido in toto l’appello di Aib e Daniela Grandi.  

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Redazione BsNews.it

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