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Gavardo, fu pusher locale a vendere la droga allucinogena a Emanuele Ghidini

Tutti i contorni della tristissima vicenda si stanno delineando. A distanza di quasi otto mesi dalla tragedia della scomparsa di Emanuele Ghidini, il 16enne di Gavardo che durante una festa si gettò nelle acque gelide del Chiese gridando "Mi voglio uccidere", è stato individuato lo spacciatore che gli vendette la droga che lo portò alla morte.

I carabinieri di Gavardo coadiuvati da quelli di Salò hanno fermato un maggiorenne di Gavardo che potrebbe essere stato colui che cedette ad Emanuele il francobollo allucinogeno. Assunto assieme ad alcol e dopo avere fumato marijuana, la droga sintetica avrebbe fatto alterare le percezioni del 16enne, spingendolo di fatto a compiere l’assurdo gesto di gettarsi in acqua dalla quale fu ripescato solo il giorno dopo, privo di vita. 

Le parole del padre di Emanuele, Giampietro Ghidini, sono raccolte stamane sul quotidiano Bresciaoggi: «Dentro di me sapevo che la morte di Ema non sarebbe rimasta impunita: in questi mesi la procura e i carabinieri hanno fatto un lavoro scrupoloso: a loro va la nostra riconoscenza. Ora è giusto che chi ha sbagliato paghi per i suoi errori. Quando mi hanno informato ho subito sentito un brivido lungo la schiena. Io e la mia famiglia sappiamo benissimo che nessuno potrà ridarci indietro il nostro Ema, ma avere la certezza delle cause che lo hanno spinto a gettarsi nel Chiese ci è di conforto. Subito dopo la morte di Emanuele il mio primo istinto fu quello di dare la caccia agli spacciatori che avevano venduto la droga a mio figlio e di farmi giustizia da solo. Ma era solo l’istinto di un padre disperato; fortunatamente poi, grazie anche alla mia famiglia, abbiamo privilegiato altre strade, più umane e razionali».

Grande l’umanità dimostrata, ancora una volta, da Giampietro: «Io per primo ho sbagliato come padre, per cui non mi sento di condannare senza appello dei giovani incoscienti. Questi piccoli spacciatori distruggono la vita di altri giovani e anche la propria senza nemmeno rendersene conto. Ripeto: è giusto che paghino, ma è altrettanto auspicabile che abbiano una seconda chance per riscattarsi. D’altra parte l’obiettivo della Fondazione che onora la memoria di Ema è proprio questo: tenere i ragazzi lontano dalla droga, offrendo loro un’occupazione, tanti sogni e nuove speranze per una vita migliore».

Il signor Ghidini allude alla "Fondazione Pesciolinorosso Emanuele Ghidini" (leggi la notizia)
(a.c.)

 

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Redazione BsNews.it

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