La proposta ha rischiato di creare un piccolo, nuovo, terremoto nella maggioranza che sostiene il governo Renzi. E al dunque al Pd sono serviti perfino i voti dei sottosegretari per stoppare la proposta di Gregorio Gitti (Per l’Italia): 277 i sì, 297 i no e 1 astenuto.
Il deputato bresciano, sostanzialmente, aveva proposto di introdurre la doppia preferenza con il vincolo dell’alternanza uomo-donna. “L’elettore – si leggeva nell’emendamento bocciato per un soffio – può manifestare un massimo di due preferenze, esclusivamente per candidati della lista da lui votata, purché siano di genere differente”.
Decisivo per la bocciatura dell’emendamento (che avrebbe fatto saltare l’accordo tra Pd e Forza Italia, introducendo le preferenze) è stato anche il voto degli esponenti del Governo. Oltre i ministri Boschi, Mogherini e Orlando, infatti, nel momento decisivo erano presenti ben undici sottosegretari.
Esortando a votare a favore dell’emendamento, Gitti aveva avvisato che sarebbe stata l’ultima occasione per affrontare la questione delle quote per le donne, perché "il Senato non cambierà nulla". A favore dell’emendamento Gitti si era subito espresso, il Movimento 5 Stelle, e Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) che aveva aggiunto la sua firma al testo. Ma anche Rosy Bindi che aveva dichiarato: "Noi donne del Pd non siamo qui per la generosità di nessuno. Dobbiamo far valere l’importanza di questa regola democratica per tutto il paese".
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