Il bilancio di Molgora: Brescia un esempio da seguire per l’Italia
"Se tutti gli enti avessero fatto come noi forse in Italia non ci sarebbero questi problemi di debito e di bilancio”. A lanciare la provocazione è stato questa mattina il presidente del Broletto Daniele Molgora, durante l’annuale incontro con la stampa bresciana. Un’occasione in cui il numero uno della Provincia ha tracciato il bilancio 2013 (“ma non di fine mandato”, ha sottolineato con una punta d’ironia) e affrontato la questione della riforma/abolizione delle Province, oggi al vaglio del governo.
I numeri del confronto, peraltro, stanno decisamente dalla parte di Molgora. Che nel 2008 aveva ereditato un ente profondamente indebitato (quasi mezzo miliardo di euro), con la spesa vincolata e qualche spreco. “Nell’arco di un quinquennio”, ha spiegato, “i dipendenti della Provincia sono passati da 1.077 a 798, e il costo del personale è passato da 37 milioni a 30. Mentre gli incarichi esterni sono passati da 2 milioni 256mila euro a 204mila”. Una sforbiciata netta alla principale voce di spesa dell’ente (l’andamento della spesa corrente: 180 milioni nel 2008, 127 milioni nel 2012 e 121 nel 2013), che procede di pari passo con il calo dell’indebitamento. Lo scorso anno, infatti, il Broletto aveva un debito di 450 milioni: nel 2013 si è arrivati a 434 e la previsione è che ben presto si arriverà a 415 (secondo l’agenzia di rating Fitch nel 2015, “forse già dal 2014” per Molgora). E contemporaneamente si sono ridotte di molto le tempistiche di pagamento ai fornitori: 48 i milioni sbloccati quest’anno, con una sincronizzazione inferiore ai 60 giorni. Il tutto con livelli di imposizione fiscale tra i più bassi d’Italia. E 12 milioni di nuovi investimenti.
Tra le principali azioni di quest’anno Molgora ha citato i 18 milioni di euro stanziati (in tre anni) per risolvere la questione disabili, la conferma dei voucher confermati per i cassaintegrati e lo sblocco della questione della strada della Valsabbia, con l’importante accordo raggiunto con la provincia di Trento (“a marzo potremo avere un progetto in avanzato stato di elaborazione”). Ma anche gli investimenti fatti sul marchio Made in Provincia di Brescia, con il progetto di “creare una rete di prodotti a denominazione comunale che, secondo noi, possono valere almeno 3mila posti di lavoro sul territorio”. Inoltre il presidente del Broletto ha sottolineato i 30 milioni “indifferibili” deliberati oggi per gli interventi dedicati a scuole superiori, strade (ex Statale 11), sistemazione idrogeologica (in Valcamonica) e per il restauro di Villa Paradiso, oltre ad aver annunciato che dal primo marzo, a Palazzo Martinengo, si aprirà una “grande mostra con un centinaio di capolavori, dal Quattrocento al Settecento, delle collezioni bresciane” (il prezzo del biglietto è già fissato a sette euro).
Ancora, sollecitato dai giornalisti, Molgora è tornato sulla questione dell’affitto della sede della Prefettura. “Non ci sono accordi”, ha precisato, “la Prefettura continua ad occupare senza titolo i nostri locali e per noi i valori devono essere ben diversi da quelli concordati dodici anni fa. L’unica novità è che è partita la procedura per cui l’Agenzia del demanio, investita dal ministero dell’Interno, sta verificato la congruità del canone richiesto. Ma le cifre sono ancora lontane”. Mentre per quanto riguarda il futuro dell’aeroporto di Montichiari ha detto: “Non ci sono grandi novità sul tema, e anche la speranza di Bergamo si è rivelata fumosa. Se dovesse entrare Venezia perderemmo forse qualcosa a livello territoriale, ma – parlando di una realtà quotata in Borsa – avremmo almeno la garanzia che verrebbe portato avanti il piano industriale”.
Infine la questione della riforma delle Province, in discussione in queste ore a Roma. “Il testo della Camera ci lascia stupefatti”, ha sottolineato Molgora, “perché invece di un ente a Brescia rischieremmo di trovarne due: la città metropolitana e la Provincia che un terzo dei Comuni potrebbe comunque chiedere di creare. Inoltre quali sarebbero le funzioni di questi enti? Con che criteri verrebbero divisi i debiti attuali e le tasse? Una razionalizzazione serve, ma bisogna lavorare nella direzione di accorpare le realtà più piccole e inutili”. E sul punto anche il vicepresidente Romele, con un intervento molto appassionato, si è detto d’accordo. “Spero”, ha affermato, “che il Senato sia più saggio o che qualche incidente di percorso blocchi questa triste vicenda”.